martedì 21 aprile 2015

C'è Kalle per te - Bello si, ma serve?



Cravattissimo Kalle,
devo dire che in abito fai bella figura ma in calzoncini eri ancora più elegante. Ieri sera nel salone comunale (pieno, foto) il Forlì ha piantato una bandierina secondo me fenomenale, ospitando una strepitosa ex campionessa mondiale costretta raccogliere la munnezza di Roma per aver denunciato la pratica del doping, cui lei stessa si sottopose nel crepuscolo della propria carriera. E' stato tutto molto emozionante, compreso l'intervento di Nicoletta Tozzi e il fatto che fossero presenti, oltre al pres e ad Arrigoni, anche molti ragazzi della prima squadra.



Detto questo, Filippo chiede nel post precedente come tutto ciò si colleghi alla necessità di aumentare le presenze al 'Morgagni' se vogliamo davvero sperare che prima o poi, va bene anche poi, il Forlì faccia quel benedetto salto di qualità economico-sportivo e riesca ad arrivare, vedi mai, in serie B. Perché è vero che i bambini delle scuole allo stadio sono venuti, in questi anni, ma faccio l'avvocato del diavolo e aggiungo che sono venuti gratis, invitati e probabilmente per una volta sola ciascuno. Quindi? Il Forlì guadagna davvero qualcosa da questo investimento, di tempo e di denaro, nelle scuole? Se sì, cosa?

Ringraziandoti per la consueta generosità umana, ti suggerisco di tenerti il mercoledì sera libero per la partita di Champions. Il solito virile abbraccio.

Ciao ragazzi,

Riccardo sa perfettamente che il progetto scolastico non ha mai avuto, alla base, una radice promozionale. In altri termini non è mai stato quello l'obiettivo diretto ma, invece, una missione, a mio parere, ben più "alta". Forse è per questo motivo che dura da anni e, vi anticipo, ci sono istituti scolastici che per il prossimo anno già se lo stanno "contendendo". 
Raccolgo tuttavia la provocazione per parlarvi, finalmente, di come io sogno il nostro Forlì e per farlo svilupperò  concetti parlando di alcuni valori quali passione, emozione, stile, leadership, credibilità, comunicazione..

Mettere emozione nelle cose che facciamo vuol dire dare loro la vita, renderle migliori. Perchè la passione, nel lungo periodo, risulta sempre efficace e, essendo ambiziosa per natura, è strettamente legata allo spirito di superamento che è la prima regola di un buon professionista. In ogni equazione il cui risultato finale aspiri al successo non può mancare la passione come motore principale. La incontriamo nell'amore per il proprio mestiere, nell'identificazione dei valori dell'impresa piuttosto che della società di calcio, nella connessione emozionale con il contesto in cui opera. E poi ha una virtù rara a mio giudizio, è contagiosa. Una Società al cui interno operano persone appassionate alla stessa, diventa a lungo andare un Club trascinante.

Lo stile..
Nel mondo del calcio il risultato è incontestabile. Il suo effetto è contundente al punto che il vincitore non ha neanche bisogno di parlare. E, se parla, è inconfutabile. Colui che vince non ha soltanto ragione, ma gli danno la patente di intelligente, di furbo ( che non è la stessa cosa). Per questa corrente di pensiero, senza dubbio, lo stile è cosa da romantici.
Per il mio gusto, lo stile è tutto. E' la differenza, è ciò che ci rende unici.
La differenziazione è uno dei vantaggi competitivi del nostro tempo..l'orgoglio di appartenere ha a che vedere con la cultura di una organizzazione, con i valori che la identificano, con lo stile.
Quando mi recai a Manchester (United) per vedere una partita di Coppacampioni rimasi colpito da un cartello attaccato ad un muro. "Non c'è medaglia o trofeo migliore che l'essere riconosciuto per il proprio stile". A Manchester. In una società che ha mille coppe in bacheca.
Lo stile era sempre venuto prima del risultato. Non perchè sia più importante, ma perchè quello è l'ordine che poi ci permette di identificarci nel nostro Club.
Lo stile non vale più del risultato, semplicemente viene prima.

Il Real Madrid è un club vincente riconosciuto in tutto il mondo anche quando perde.
Il Barcellona è da sempre identificabile con uno stile.
Il Cesena calcio è da sempre conosciuto per un settore giovanile florido e attraente, anche se da parecchi anni non riesce più a sfornare campioni.
Quando esiste una convinzione istituzionale nella definizione di uno stile e c'è continuità nel difenderlo finirà per contagiare anche i tifosi e rispettato dai non tifosi.

Chi deve essere il Leader supremo in una realtà calcistica? Secondo me il Club stesso.
Un Club competente, che "conosce", cattura prima o poi. Chi sa riesce sempre a catturare l'attenzione. 
La credibilità è alla base della leadership, chiaro no? Tutto questo non ha importanza per coloro che disprezzano il futuro (giovani), da coloro che si considerano predestinati anteponendo gli orticelli di confine al prestigio dell'azienda.
La coerenza è alla base della  leadership , no? La coerenza elementare che consiste nel fare realmente ciò che si dice di voler fare.
Io sogno un Club che si ponga traguardi concreti, precisi, stimolanti, solidali, esigenti. E rinnovabili. Un Club che investa, investa, investa (ora Riccardo, non ci sta guadagnando perchè non sta investendo) in professionisti con la medesima visione. 
Solamente così una realtà come la nostra potrà re-identificarsi in qualcosa. Di questo abbiamo emergenza. Di Identità. Su chi, su cosa è identificato oggi il Forlì? E' una domanda, non una provocazione.

Sulla base di questi stimoli porto avanti il mio impegno. Non sono un sognatore utopico ma sono certo che se vogliamo riportare entusiasmo e volti nuovi al Morgagni ( non siamo il Real Madrid e non abbiamo la storia dell'Inter) da qualche parte è necessario partire. Generalmente si parte dalle fondamenta e ci si mette un pò a costruire un palazzo. Ma costa dei soldi edificare.
La promozione per portare ragazzi allo stadio è stata sempre fatta ma non investendo in progetti.Punto.
Sogno per esempio un Club che REGALI l'abbonamento a TUTTI gli studenti di Forlì, un Club che regali bandiere o gadget da esporre all'interno o fuori delle attività commerciali amiche, o amiche degli amici. Sogno un Club che investa sulla Forlivesità dei propri soci (aspetto più unico che raro e proprio per questo identificativo). Sogno un Club attento alle persone meno fortunate della nostra città, sogno un Club integrato agli eventi del nostro territorio, sogno un Club che investa nella comunicazione e nell'immagine, sogno per esempio un Club che sappia trasformare la prossima gestione dell'area stadio in un luogo attrattivo per i giovani con attività e idee.. e avanti così.. per anni..

Un Capitano per amico è e sarà nelle scuole ok.. ma per diventare un progetto anche solo indirettamente promozionale ( per riprendere il discorso iniziale) alle spalle ci deve essere un movimento avvolgente ,nelle più svariate direzioni, nel quale identificarsi.
Insomma investire sulle persone porta persone è naturale.Investire nella competenza porta a mantenere le categorie o a superarle. 
Se però non capiamo che viviamo di emozioni, le stesse che ci portano la domenica allo stadio per esempio, e non iniziamo a sedurre con altri codici, con il linguaggio della strada facendo appello alla passione, le chiacchiere non porteranno da nessuna parte.
Il Forlì calcio considerando anche il periodo storico dello sport forlivese può scegliere se rimanere un Leader solo rumoroso o un Leader che rimarrà nella storia.

Vabbè dai... pensiamo al Savona.

Carica ragazzi!!!

Kalle

18 commenti:

  1. quello che è stato fatto nelle scuole è encomiabile e questo pensiero l'ho espresso direttamente al presidente e ne è venuta fuori una bellissima chiacchierata ... dove anche lui confermava che il senso di appartenenza lo si stabilisce partendo dal basso e dai più giovani e non facendolo solo sporadicamente ma con assidua continuità ... detto questo io credo che comunque ci siano anche i gusti personali degli individui ... se ad uno il gioco del calcio non piace o gli è indifferente non lo puoi obbligare anche solo una volta di venire allo stadio ... purtroppo ... e dico purtroppo ... in italia la cultura sportiva cultura si basa esclusivamente sui risultati ... anche negli anni '70/'80 quando andavo al morgagni lo stadio si riempiva solo se ottenevi dei risultati che portavano al sogno di conseguire qualcosa di più ... quando nel 1979/80 sfiorammo la serie B ... anzi ce la rubarono ... si costruì una curva e una supplemento di gradinata sulla pista in tubi innocenti per contenere la folla che voleva assistere a quel forlì ... non si sognavano neanche di andare a cesena ... il segreto di pulcinella è tutto li ... comunque filippo (quello che hai scritto nel precedente post) ... mi piace la tua idea di pubblicità ... è al passo coi tempi e credo che possa essere efficace.

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  2. Vorrei rispondere anche io: se improntiamo una campagna pubblicitaria contro una squadra che offre da sempre un "prodotto" migliore del tuo, hai giá perso in partenza. Come dite bene voi, si deve lavorare sul senso di appartenenza e non è facile. Troppo forti i richiami delle serie maggiori per avere grossi risultati. Ma quello che secondo me stanno cercando di fare nelle scuole e in queste lodevoli iniziative, è far sapere che il Forlí Calcio ESISTE! Cioé si integra nel tessuto sociale della cittá facendo vedere la propria presenza. Questo non porta in maniera diretta giovani allo stadio, questo no ma se si lavora nel medio-lungo periodo le cose possono solo crescere. Purtroppo per queste cose non si ha mai il tempo di aspettare. Ma vedrete che i frutti arriveranno e io nel mio piccolo giá li vedo! Poi avrei anche un altra idea per far entrare sempre di più il Forlí nel cuore e nelle menti dei cittadini....ma non sono nessuno per farlo! Vi saluto ragazzi! #CrediamoCi

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  3. Caro Matteo, invece per quanto riguarda gli sport di squadra, distinguersi come alternativi e 'contro' una realtà vicina paga parecchio in termini di sviluppo di identità e senso di appartenenza: faccio l'esempio di Rimini e Ravenna, che nella loro storia sportiva si sono sempre dichiarate contro Cesena definendolo il loro più acerrimo avversario, e guadagnando attraverso questa contrapposizione la loro stessa identità.

    Infatti ci sono molti meno ravennati e riminesi che seguono il Cesena, mentre i forlivesi al Manuzzi abbondano: questo accade perchè un ravennate e un riminese si sentirebbero sminuiti e disgustati dal tifare per una città da sempre rivale delle loro stesse realtà in cui vivono.

    A Forlì ciò non accade, Forì e Cesena sportivamente per il comune sentire devono considerarsi città affratellate calcisticamente parlando: ma senza il campanile, il gusto della sfida e della rivalità, si spegne qualsiasi possibilità futura di essere un giorno competitivi contro il Cesena.

    Ricordo a tutti che si sta parlando di rivalità sportiva, che è necessaria e feconda di passione, e non di contrapposizioni politiche o altro: io personalmente ho cari amici e amiche riminesi e ravennati, ma rimango tifoso del Forlì in un derby... e così dovrebbe essere anche nel rapporto con la città di Cesena.

    Ricordiamoci che le due capitali storiche della Romagna sono Forlì e Ravenna, dai tempi dell'esarcato bizantino: Cesena e Rimini si sono sviluppate in tempi più moderni (difatti i loro centri storici sono molto più piccoli)... non mi sto inventando nulla, per verificare basta andare su Wikipedia alla voce 'Romagna'.

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  4. Per farla più breve e sintetica: a me un bel coro del tipo 'Stiamo arrivando, Cesena stiamo arrivando...!', senza bisogno di mandare a quel paese nessuno, mi farebbe piacere sentirlo al Morgagni una volta nella vita almeno.

    Invece mandiamo a culi sempre ravennati e riminesi, mentre i cesenati sono intoccabili...per quale sacra legge...?

    Io personalmente credo che i forlivesi abbiano caratteristiche molto più in comune coi ravennati, più che coi cesenati, per vari motivi storici di cui ho accennato nel mio commento precedente... Forlì e Ravenna rappresentano la Romagna più antica e tradizionale.

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  5. ho letto su tuttolegapro la terna arbitrale di forlì-savona ... un arbitro di roma1 ok ... un guardalinee di roma2 ok ... e un guardalinee di prato??!? ... al di là della buona fede del guardalinee ... mi sembra quanto mai inopportuno ... mah!

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  6. .. comunque tornando al discorso di prima ... per portare la folla allo stadio per primo devi rimanere in serie C stabilmente e quanto prima trovare le risorse economiche per andare in B ... su questo piano come città in emilia-romagna siamo la pecora nera ... oltre agli abitanti della città si devono considerare tutti quelli del comprensorio forlivese ... se uno deve fare dei chilometri (parlo della valle del bidente) preferisce andare a vedere il cesena in A o B che il forlì in C o addirittura in D ... o no???

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  7. Bell'articolo del nostro Capitano, che però a mio avviso suona un po' troppo ambizioso per il periodo attuale ed anche per la società attuale: Kalle ha citato Manchester e Barcellona...con tutto il rispetto i nostri soci sono tutte bravissime ed oneste persone, e se non ci fossero loro non esisterebbe il Forlì... però non si può chiedere ad un pur infaticabile mulo di diventare un cavallo da corsa.

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    1. Filippo ciao,

      Tutte le cose belle comportano difficoltà, ma provarci è obbligatorio.Ovviamente se ci si crede.Io ho espresso un mio parere.
      Io sono d'accordo con il Sig.Marco quando afferma che molto dipende dalle categorie che disputi.E' stravero.Ma oltre che per percussione puoi attrarre anche per persuasione.. mica sogno che si costruisca il Bernabeu.

      ciao,grazie
      alberto

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    2. Concordo 100%.
      Infatti io ho sempre parlato dell'identità cittadina come primo fattore di spinta per alimentare la creazione di nuovi appassionati biancorossi, tramite la persuasione come appunto hai indicato tu.

      Support your LOCAL football team:
      questo dovrebbe essere il motto principale da sbandierare.

      Noi tutti frequentiamo il Morgagni più per amore nei confronti di Forlì, la nostra città, che per passione per il calcio in sè: se fosse solo la passione per uno sport ad animarci, probabilmente guarderemmo le partite di serie A o di Champions su Sky, oppure andremmo a Cesena o Bologna o San Siro.

      E l'attaccamento alla propria città ed alle proprie radici che crea un pubblico fedele ed appassionato: ma l'attaccamento e l'orgoglio per la propria città, comporta anche che non si faccia il tifo per una città diversa dalla propria (ogni riferimento a Cesena è puramente voluto)...
      Il nocciolo del problema, gira e rigira, è sempre lo stesso.

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  8. L'intervento di Kalle è bellissimo. Del resto lui è l'icona della passione, dell'identificazione con la squadra della propria città. Lo ha dimostrato per un'intera vita calcistica e continua a farlo. Col nuovo Presidente sembra che, finalmente, questa politica possa avviarsi. Dico avviarsi perché la strada per raggiungere l'obiettivo è difficile, in salita, lunga. Ma bisognerà pure imboccarla con decisione. Dopo una pausa di quasi un anno, dovuta a vedute diverse su tante scelte, sono tornato nelle scuole, nel progetto al quale ho dato il mio contributo per due anni. Mi ha fatto molto piacere che Fabbri me lo abbia chiesto. Penso che anche a livello professionistico, l'amor per quello in cui credi è fondamentale. Nel calcio come nella vita. Con Alberto è un piacere percorrere questa avventura e col nuovo assetto della società spero vivamente che il Forlì possa finalmente iniziare a farsi considerare da tutti i forlivesi un punto di riferimento non solo sportivo ma, sopratutto, di valori. So di essere un inguaribile romantico ma, per me, la Passione deve essere il motore di qualsiasi avventura della nostra vita! Io la spendo così. Sempre!

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  9. Giustissimo il discorso del Capitano di e io credo che questa nuova presidenza stia facendo i passi giusti per iniziare questo percorso dove noi stessi dobbiamo capire che è vero che i risultati sono il sale del coinvolgimento attorno a un club ma non siamo appunto un club famoso quindi iniziare a coinvolgere dal basso e con tante iniziative la gente attorno alla squadra e i risultati arriveranno.....a questo pungono vorrei sollevare un po di polemica casomai.....visto la scarsità di persone che gravitano attorno al mondo basket e i flop è bluff che abbiamo saputo produrre negli ultimi anni.....io direi perché la nostra amministrazione non cerca di coinvolgere a questo punto quei nomi eclatanti che si sono fatti ultimamente per il basket per il pianeta calcio visto che si ha un gruppo forlivessissimo al comando della società e che ha dimostrato di avere sani progetti e di essere riconosciute come persone oneste

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  10. Se i nomi che sono stati accostati ad un ipotetica rinascita del basket forlivese gravitassero intorno al calcio cittadino,si potrebbero programmare campionati di lega pro di alto livello e in un futuro non troppo lontano puntare ad una B.Perché Cittadella, Teramo,Latina ecc. SÌ E FORLÌ NO ?

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  12. La penso come voi. Se gli sponsor in questione arrivassero da noi insieme a dorelan che reputo in ogni caso il top si potrebbero fare cose in grande...

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  13. Visto ora lo striscione del bar arcobaleno. GRANDIsSIMI!!!!!!

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  14. Io sono fuori Forlì che striscione c'è?

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