La lettera che l'ex allenatore del Forlì Franco Bonavita e Levine Giunchi hanno scritto al Carlino, pubblicata oggi, in merito all'elezione di Tavecchio e al ruolo di società come Cesena e Forlì. Tra le altre cose, Bonavita e Giunchi propongono di disertare gli stadi per protesta.
Evviva, finalmente siamo riusciti a trovare una categoria di
persone in gradi di battere i politici: da qualunque parte si guardino, sono i
presidenti delle nostre squadre di calcio. Abbiamo assistiti increduli, come
tutti gli sportivi appassionati di calcio, all’elezione di Carlo Tavecchio come
presidente federale.
Premettiamo: prima di un mese fa, se ci avessero chiesto chi
era costui, non avremmo saputo rispondere, ma questo non sarebbe stato un
problema, anzi il contrario, perché avrebbe significato che finalmente si dava
spazio non ai ‘soliti noti’. Ma dopo la sua presentazione e le nefandezze che
in una settimana o poco più ha pronunciato, non possiamo pensare che a
rappresentarci – seppur formalmente, dal momento che da una decina d’anni non alleniamo
più - sia il settantenne Carlo Tavecchio. Disertiamo gli stadi! Questo è ciò che
devono fare le persone con un pizzico di orgoglio e di dignità, basta essere
strumento in mano a pochi.
Perché il Cesena all’ultimo secondo ha fatto marcia
indietro? Per quali interessi? Perché il Forlì non dice per chi ha votato? Che
cosa rappresenta Tavecchio per queste società, dal momento che non bisogna
essere dei fenomeni per capire che è inadatto per il ruolo che gli è stato
assegnato. Il mondo intero prima dell’elezioni ci aveva mandato un messaggio
affinché questo signore non fosse eletto; il 99,9% dei tifosi di qualunque
squadra avrebbe voluto un cambiamento radicale nel mondo del calcio. Allora
disertiamo gli stadi: non è un semplice invito, è un’esortazione. Perché questa
è l’unica maniera per far capire a questi presidenti che non siamo delle
pecore, senza cervello e senza dignità.
Post scriptum. Vorremmo sapere quanto tempo impiegherà il
Forlì a far sapere ai tifosi per chi ha votato, perché… perché…