martedì 19 novembre 2013

C'è Kalle per te - Sulla tattica



O capitano mio capitano,
ciao intanto, come stai? Da un po' non ci si sente e mi preme come prima cosa congratularmi con te, in quanto rappresentante unico dell'interismo, per la venuta in Italia dell'indonesiano sorridente. Mi sembra una brava persona, in particolare trovo squisita la sua ammirazione per Ventola oltre naturalmente alle doti del figlio, che della famiglia Tohir mi sembra il più promettente.

Tornando a noi, sono a chiederti un resoconto degli ultimi 180 minuti biancorossi. Ammetto un pelo di smarrimento circa l'evoluzione tattica del Forlì nell'era Rossi. A Bellaria il tecnico cesenate è partito con quattro attaccanti dal primo minuto, beccando tre gol in un tempo. Sette giorni dopo in casa con la Spal ne ha messi solo due, Docente e Melandri, i quali però hanno avuto enormi spazi per sfruttare i lanci lunghi dei difensori, purtroppo gli uni e gli altri non sempre precisi. Qual è il disegno tattico? E ancora, è questa secondo te la strada per la salvezza, difesa e contropiede?

Illuminaci come la stella cometa, peraltro in avvicinamento.



Ciao a tutti,

Sono convinto che il Forlì visto contro la Spal si avvicini molto, tatticamente parlando, a quello che vedremo in futuro. La formazione scesa in campo a Bellaria, come ha avuto modo di dichiarare anche il mister, è stata figlia delle contingenze e, forse, considerando l'avversario che dovevamo incontrare, un rischio calcolato. Che non si è rivelato corretto.
Tuttavia contro i ferraresi la vera differenza è stato l'atteggiamento tattico in quanto rispetto al derby è stato tolto dalla formazione iniziale solamente uno degli uomini offensivi che hanno giocato a Bellaria.
Atteggiamento tattico favorito, e queste a mio parere sono le vere novità, dalle caratteristiche tecniche degli uomini chiamati a fare gli esterni e da Tonelli mezz'ala. Senese e Jidayi e poco dopo addirittura Senese e Gerolino con Jidayi spostato sulla linea dei difensori centrali hanno dato meno spinta ma più protezione, Tonelli centrocampista ha mostrato qualità, quantità ed imprevidibilità.
Qual'è il disegno tattico? Mah... credo semplicemente attraversare questo momento di difficoltà cercando di dare qualche sicurezza in più alla squadra ed al reparto difensivo, rischiare meno scoprendosi il giusto sapendo che davanti sei forte, molto forte, e quindi con molte probabilità il gol lo trovi tutte le domeniche.
In attesa di Bernacci.
Lui è l'uomo che consentirà all'allenatore possibilità tattiche differenti o, se si riterrà opportuno proseguire su questa linea, sarà un valore aggiunto importante per una squadra che nei momenti di difficoltà odierni sta sfiancando un grandissimo Docente (che giocatore!) ad un doppio lavoro.

Evangelisti e/o chi per lui.
Chi sa giocare a calcio non lo dimentica, e lui sa come si fa. D'altronde lo abbiamo pontificato per anni come centrocampista totale e non credo abbia disimparato. E' lampante che quest'anno la squadra ha perso fluidità di gioco, coraggio nel proporsi e, causa anche i risultati, ha perso anche quella personalità di gruppo che in questi anni aveva acquisito. Personalità di gruppo intesa come capacità di giocarsi sempre ed in ogni caso la partita aggrappandosi spesso ad un'identità tattica conosciuta  a memoria.
Nella situazione attuale è normale che anche i singoli ne risentano, l'azione spesso e volentieri non parte più da dietro, c'è meno gioco palla a terra, ci sono meno automatismi, è scontato che un centrocampista faccia più fatica a cucire gioco. Forse le mie considerazioni verso i giocatori sono figlie del mio recente trascorso, non vorrei passare per colui che ad ogni costo difende i giocatori.
Non è cosi... al contrario fui molto chiaro nel mio secondo intervento dove in sintesi spiegavo che il Forlì è una società che garantisce quel minimo per il quale deve pretendere il massimo.

Però credo sia doveroso anche vedere le cose da un punto di vista razionale e non solo emozionale. Ogni anno il mondo del calcio ci regala dimostrazioni a piene mani di giocatori che sembra abbiano disimparato a fare il loro mestiere, o al contrario che rinascano, senza un'apparente motivo. La verità è che ogni stagione hanno delle giuste  responsabilità da affrontare (verso società, tifosi, loro stessi...) ma non sempre le condizioni di partenza sono uguali. Se non lo sono, vanno trovate ma non sempre si è aiutati.
E questo vale anche per gli allenatori.
Questo credo sia un modo serio e sereno per valutare le cose al fine di saper individuare bene di chi sono poi le responsabilità.

Dai ragazzi!!
Kalle 

Un giornalino che spacca



Ieri pomeriggio Pardo ha comunicato a Pedroni e Casadei che non sarà più lui a redigere bisettimanalmente il giornalino patinato che leggete la domenica allo stadio. Divergenze di vedute all'origine della rottura, che in questi giorni è costata anche qualche mal di stomaco. E' andata così: settimana scorsa Franco aveva inserito all'interno del giornalino - quello che avete avuto per le mani in Forlì-Spal - un articolo da lui vergato (poi uscito sulla Voce) dedicato ad Attilio Bardi. Questo.

Nella quasi secolare storia del Forlì tanti sono stati gli allenatori che si sono succeduti sulla panchina. Nomi noti, come ad esempio, da Michele Andreolo, Campione del Mondo con l’Italia nel ’38, che portò il Forlì in C nella stagione 49/50, a Leo Zavatti (Seminatore d’Oro 60/61) sino a Libero Zattoni, mister del “Grande Forlì” che, nella stagione 63/64 sfiorò la Serie B con la famosa squadra di Zanetti e Magheri. Più tardi altri allenatori segnarono la storia del Forlì con le loro imprese. L’amatissimo Attilio Santarelli vinse il campionato di Serie D 67/68 per, poi, condurre i Galletti, nella stagione 77/78, nella prima C1 della storia dove Sidney Cunha Cinesinho sfiorò addirittura la Serie B nel 79/80: era l’epoca di “Vulcano” Bianchi. Dopo un grande personaggio come Ivano Gavella, Franco Bonavita (95/96) salì agli onori della cronaca nazionale portando il Forlì agli ottavi della Coppa Italia col Milan, dopo aver eliminato Foggia (Serie B) e Piacenza (A) con un’impresa mai più riuscita nel calcio italiano. Ma l’allenatore più vincente della storia del Forlì è stato Attilio Bardi. Grazie a lui tre sono state le stagioni al termine delle quali il Forlì è stato promosso. Nel campionato 01/02 i biancorossi salirono in C2 grazie al secondo posto conquistato dietro al Fano, nella stagione senza stipendi, del presidente Ravaioli. Poi le due strepitose vittorie in Eccellenza (09/10) e Serie D (11/12) col trionfale ritorno nel calcio professionistico della rinata Società. Bardi, stratega del gioco spumeggiante e aggressivo, è stato il mister più amato sotto San Mercuriale: negli spogliatoio e dal pubblico di un Morgagni che gli ha sempre dimostrato un affetto speciale. Per il suo carattere, la sua umanità, la sincerità dei suoi sentimenti Forlì è stata e resta casa sua. Nella storia del nostro calcio resteranno per sempre scolpite a caratteri d’oro le imprese del mister più vincente della storia biancorossa.

GRAZIE ATTILIO!

Il Forlì ha tagliato pezzo e pagina senza comunicarlo al suo autore, che si è arrabbiato molto (più che altro per il trattamento) e sabato mattina non è andato alla Gegraf a ritirare i giornalini, creando qualche problema logistico. 'Voi non comunicate a me, io non comunico a voi' il ragionamento pardoliano.

Ognuno di noi ha la sua opinione in merito al contenuto dell'articolo (che, lo sottolineo per evitare fraintendimenti, non è stato l'origine dell'addio dovuto invece ai 'modi'). Io credo che qualunque società che abbia appena esonerato un allenatore difficilmente pubblica sul proprio giornalino un articolo nel quale lo si celebra quale uno dei migliori trainer della storia. E' la mia opinione. Franco, e non solo lui, è invece convinto che un gesto di 'stile' avrebbe fatto bene a tutti e non sarebbe costato niente. Non so, voi che dite?

Di sicuro l'incombenza del giornalino spetterà d'ora in avanti a qualcun altro dopo che per quasi vent'anni Pardo ne era stato, tra mille turbolenze, disguidi e infinite discussioni da bar, il padre-padrone. Con una sola parentesi di assenza: l'era Oliveti.

Il piano di Battaglia


Credo che per rinforzare subito la difesa il Forlì stia provando a portare in biancorosso Francesco Battaglia, difensore classe 1985 ex Venezia e amico di Fantini. Se a gennaio arrivasse anche Ingegneri dal Cesena, Rossi potrebbe schierare questa formazione (ma ci saranno altri movimenti e non è detto sia l'incastro anagrafico che hanno in mente).

                                                              Tonti

                                   Battaglia             Fantini          Ingegneri

                                                         Bergamaschi

                        Senese           Evangelisti           Tonelli          Boron  

                                                 Docente      Bernacci (Melandri)

L'età media fa 24,5 spaccata. Il rientro di Arrigoni sarebbe la ciliegina. Jidayi, Vesi e Gerolino alternative preziosissime dietro, Nappello, Sampa, Forte, Torelli e soprattutto Melandri, che fatica ad esplodere in Lega Pro ma resta uno che metterei sempre in campo, soluzioni più che di ripiego.

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