mercoledì 28 novembre 2012

La strada più breve




Se l'obiettivo è far parte della Terza serie unica del 2014-'15, al Forlì converrebbe giocarsi tutte le carte possibili quest'anno. Il perchè è semplice: in Seconda Divisione il prossimo anno saranno "salvate" solo le prime 8-10 squadre, diciamo 9. Diciamo la parte sinistra della classifica. Le altre addio, sprofonderanno nel calcio dilettantistico col rischio concreto di dover vendere pure le mutande per riaffacciarsi ai prof.

Ora, visto il parterre di pretendenti al salto, è facile immaginare che l'estate prossima ventura in tanti - tra quelle retrocesse dalla C1 e le ambiziose della C2 - apriranno il portafogli cogliendo la straordinaria opportunità di salire una categoria senza la necessità di vincere il campionato. Ergo, anche il Forlì per garantirsi un posto al sole (parte sx della classifica) dovrà investire fior di denari nell'ingaggio di scafati squali del professionismo. Gente che costa, per intenderci, tre Sozzi o due Petrascu.

Quest'anno invece i biancorossi sono lì. Pur non vincendone sei di fila hanno un solo punticino di ritardo dalla zona playoff. Hanno già dimostrato di potersela giocare con tutti, anzi: meglio di quasi tutti. Con un pizzico di fortuna e magari un piccolo sforzo economico a gennaio la società potrebbe puntare alla promozione tramite playoff (dalla terza alla sesta, al momento Castiglione, Bassano, Alessandria e Renate. Mica il Real Madrid).

Dovesse riuscire il colpaccio, l'anno di assestamento sarebbe il prossimo. In panciolle e infradito però, visto che dalla Prima Divisione non saranno previste retrocessioni.

Uomini Vesi




Oggi in conf stampa Marco Vesi, stuzzicato sulla questione Bertolucci, ha sgombrato il campo dal politicamente corretto. 'Io? Non avrei confessato nulla arbitro, neppure di non essere stato toccato da Filippi quando ormai la partita era finita'.

Un punto di vista sul quale vale la pena farsi una ragionata. Perché in effetti tocca all'arbitro arbitrare, mica ai giocatori. I quali dalle sviste arbitrali a proprio vantaggio godono da sempre, fin dai tempi in cui Paolo Spada non era neppure nato. Quindi per quale motivo, una volta ogni tanto e a seconda delle opportunità, un povero Cristo dovrebbe dare la zappa sui piedi propri e dei propri compagni di squadra?

Non certo per aiutare gente che arbitra come domenica, con quella faccia lì, quell'atteggiamento e quel senso della misura.