lunedì 20 maggio 2013

Il Forlì venderà Petrascu?



E' in discussione il futuro di Sebastian Petrascu. Posto che il romeno ha un biennale, quindi se decide di restare la questione è già chiusa, il Forlì si sta chiedendo se continui ad avere senso la sua presenza nel tridente titolare, quindi se sia il caso di aprire le orecchie a proposte di cessione oppure no.

Trentanove gol negli ultimi due campionati sono un bottino indiscutibile. A queste cifre viaggiano, per intenderci, attaccanti che costano il triplo di Petrascu. Però nel rendimento di Dracula la differenza tra Interregionale e Seconda è stata, come molti osservatori prevedevano, marcata. In D Seba faceva la differenza, in Lega Pro è un attaccante da 14 gol con molti rigori e altrettante, lunghe pause durante il campionato e all'interno delle stesse partite. Uno che ha bisogno della squadra per giocare bene ma non è assolutamente in grado di aiutare la squadra a giocare bene. Oltretutto è un brevilineo che, come Melandri, preferisce gli spazi aperti per attaccare. I due si somogliano, forse troppo. Forse, stanno pensando Bardi & Cangini, nell'estrema essenzialità che impone il mercato, il Forlì avrebbe bisogno in quel ruolo di un giocatore diverso. Un Longobardi. Un Bernacci. Una prima punta che sappia far salire la squadra e aiutarla nei momenti di affanno.

Non è una scelta semplice: conti alla mano Petrascu è forse il miglior attaccante biancorosso degli ultimi trent'anni. Sicuramente sta nei primi tre.

La settimana di Bardi



Previsto a giorni l'incontro risolutore Bardi-Cangini. Il tecnico al 99% resterà sulla panchina del Forlì: perché in questi quattro anni ha svolto un lavoro eccezionale centrando, sempre, gli obiettivi. Una proprietà è questo che chiede. E poi cambiare - senza la possibilità di investire troppo sull'ingaggio dell'allenatore, ogni centesimo sarà indirizzato alla squadra - sarebbe stato un rischio eccessivo.

I motivi per separarsi? Pochi e certamente discutibili. Uno, l'unico che mi sembra davvero serio, l'ha spiegato ieri sera Mazzarri dopo Roma-Napoli.

Un allenatore come Capello dice che in Italia più di 4-5 anni un tecnico con lo stesso gruppo e nello stesso ambiente non deve stare. Io la penso come lui. Se fossi rimasto ancora, la maggior parte del gruppo non avrebbe recepito allo stesso modo certe mie sollecitazioni. Prendete Cannavaro, per esempio, dopo quattro anni conosce ogni mio movimento e anche i ragazzi possono avere bisogno di novità. 

La mia paura è che gli ultimi, brutti mesi del Forlì siano anche conseguenza della quotidianità di un rapporto squadra-allenatore che Bardi dovrà essere bravo a ricostruire da zero. A meno che Cangini non gli metta a disposizione un gruppo tutto nuovo (ma non credo).

Fuori, ai rigori



Gli Allievi di Biserni e Romani escono ai 16esimi di finale, battuti a Salerno dai padroni di casa ai calci di rigore. Qui il tabellino, tempi regolamentari e supplementari erano finiti 0-0 come all'andata.

Fuori anche i Giovanissimi di Valmori, superati a Roma 3-0. Anche in questo caso lo stesso risultato dell'andata.