martedì 31 dicembre 2013

Il pagellone del 2013


Ebbene sì, anche quest'anno è arrivato. Eccolo qua.

Tonti 6: è padre solo adottivo dei 27 gol subiti dal Forlì nel girone di andata. Tra tutti i giovani portieri battezzati in questi anni è il più pronto nel fisico e nella testa.
Casadei ng: una sola, con la Spal, senza smagliature.
Vesi 6: l’infortunio di Arrigoni lo catapulta titolare dalla seconda giornata. Ma è un ruolo che soffre per cui sbanda spesso, in una difesa che fa tutto il possibile per complicare la vita ad un giovane in cerca di occupazione stabile.
Arrigoni ng: il migliore in coppa, ottimo nelle prime tre. Poi il crac al ginocchio: sta tornando.
Fantini 5: ‘E’ pronto per la serie B’, diceva il diesse del Forlì. Nel girone di andata il Cammellu ne combina una per ogni colore dell’arcobaleno, mancando pure quelle zuccate offensive che l’avevano reso, un paio d’anni fa, uomo pregiato del mercato difensivo.
Gerolino 5: l’ex Bellaria comincia alla grande, solido come un bucaniere nel mare in tempesta. Con l’avvicinarsi dell’inverno tuttavia resta solo il buco, anzi i buchi collezionati nella stiva insieme ai lanci squinternati e al rischio di un girone di ritorno su altre isole.
Barbagli 6: un paio di stagioni fa arrivò a stagione in corsa Giorgi, mica Beckenbauer, e improvvisamente la difesa del Forlì divenne ermetica. Stavolta è toccato all’ex Alessandria, esteticamente sgradevole ma ancor più essenziale di Mengoni, raddrizzare la baracca.
Fonte ng: dimenticato in panchina, annega corpo e anima nell’oblio scordandosi addirittura di festeggiare il suo primo e unico gol con la maglia del Forlì, in quel di Bra. 
Jidayi 6: tra infortuni e squalifiche ha finito per giocare meno del necessario. Ottimo difensore, insufficiente centrocampista. Utile alla causa? Sì.
Boron 5: il 27 luglio incanta il Morgagni mettendo a soqquadro la difesa del Cesena. Anche Gresko, restando ai terzini, esordì con una splendida prova durante un Inter-Roma, durante la quale fornì pure un bell’assist a Recoba. E poi è finita come è finita.
Sampaolesi 5: sta diventando come uno di quegli studenti fuori sede che cominciano l’università con un 30 e poi vanno calando, esame dopo esame, fino a quando la famiglia non decide che è ora di cominciare a lavorare.
Bergamaschi 6: l’esonero di Bardi, che lo considerava il vice del sostituto al secondo del titolare, gli offre la chance di provarci davvero e lì davanti alla difesa non demerita, anzi, rendendo oltretutto fior di quattrini al Forlì per ogni minuto di tackle, e passaggi semmai un po’ troppo scolastici.
Evangelisti 5: il fantagol al Rimini non basta a raddrizzare un girone di andata da comprimario, non certo da numero dieci e capitano. Timido nella prima decina di giornate, utilizzato male da Rossi che chiede ai difensori di lanciare lungo tralasciando la costruzione della manovra.
Tonelli 8: chi se lo aspettava a questi livelli, a parte il suo procuratore Bergossi, alzi la mano. Sei gol, sinistro felpato, dedizione alla causa e rispetto. Un gioiello di centrocampista che per lunghi tratti del girone ha tenuto acceso il motore ad una squadra ingolfata.
Forte 5: dovesse partire nessuno lo rimpiangerebbe, ma il rischio è di non aver mai visto il centrocampista che aveva fatto innamorare i dirigenti di mezza Lega Pro. Fuori ruolo nel 3-4-3 di Bardi, infortunato e poi depresso con Rossi.
Senese 5: lascia intravede con parsimonia qualche qualità interessante. Si fa espellere scioccamente col Cuneo, percorre la fascia con adolescenziale leggerezza.
Torelli ng: giocava pochissimo con Bardi, non gioca con Rossi. Dicono sia forte. Dicono.
Bernacci 5: voto di stima perché in campo si vede praticamente mai e nello spogliatoio non fa, diciamo così, gruppo. Ma la storia del Forlì resta incollata ai suoi piedi: se il 2014 non sarà l’anno dell’Airone allora la squadra avrà poche chance di arrivare entro le prime otto posizioni.
Nappello 5: è difficile chiedere di più ad un attaccante che dopo cinque anni di professionismo non ha ancora segnato un gol. Ci saranno piuttosto dei motivi. Dribblare dribbla, la personalità c’è, ma quanto ad incisività siamo a livelli di tarassaco.
Docente 7: due gol, duecento palloni messi a terra, lavorati e scaricati ai compagni, duemila corse inseguendo lanci che in confronto quelli di Chiellini sono pennellate. Senza il suo ingaggio (tardivo) a quest’ora il Forlì sarebbe a livello Bellaria.
Melandri 6: come i gol, ancora pochini rispetto al potenziale inespresso. A 25 anni è arrivato il momento di dimostrare, con i numeri e non a speranze, che le qualità valgono più della Seconda Divisione.
Petrascu 5: lascia il Forlì dopo tre anni e mezzo da superstar. In estate aveva accettato un ruolo da comprimario che alla prova dei fatti gli è risultato psicologicamente insostenibile. Ma a Imola, in D, è tornato a segnare come ai tempi in cui, vestito come Dracula, metteva nella bara tutti i difensori.   
Bardi 5: undici punti in dieci giornate senza Bernacci e Barbagli, sette senza Arrigoni, cinque senza Docente e Melandri, con Tonelli e Nappello a mezzo servizio. Ma anche la consueta testardaggine, quell’incapacità di adattarsi alle situazioni che, come previsto, alla lunga gli è costata la panchina.

Rossi 6: finora si è limitato a costruire un muro davanti a Tonti, facile. Da gennaio proverà a insegnare qualche concetto offensivo ma non dovesse riuscirci pazienza: basterà arrivare ottavo per entrare nella storia del club. Occasioni così capitano a pochi, e di rado.