Ebbene sì, anche quest'anno è arrivato. Eccolo qua.
Tonti 6: è padre solo adottivo dei 27 gol subiti dal Forlì nel girone di
andata. Tra tutti i giovani portieri battezzati in questi anni è il più pronto
nel fisico e nella testa.
Casadei ng: una sola, con la Spal ,
senza smagliature.
Vesi 6: l’infortunio di Arrigoni lo catapulta titolare dalla seconda
giornata. Ma è un ruolo che soffre per cui sbanda spesso, in una difesa che fa tutto
il possibile per complicare la vita ad un giovane in cerca di occupazione
stabile.
Arrigoni ng: il migliore in coppa, ottimo nelle prime tre. Poi il crac al
ginocchio: sta tornando.
Fantini 5: ‘E’ pronto per la serie B’, diceva il diesse del Forlì. Nel girone di
andata il Cammellu ne combina una per ogni colore dell’arcobaleno, mancando
pure quelle zuccate offensive che l’avevano reso, un paio d’anni fa, uomo
pregiato del mercato difensivo.
Gerolino 5: l’ex Bellaria comincia alla grande, solido come un bucaniere nel mare
in tempesta. Con l’avvicinarsi dell’inverno tuttavia resta solo il buco, anzi i
buchi collezionati nella stiva insieme ai lanci squinternati e al rischio di un
girone di ritorno su altre isole.
Barbagli 6: un paio di stagioni fa arrivò a stagione in corsa Giorgi, mica
Beckenbauer, e improvvisamente la difesa del Forlì divenne ermetica. Stavolta è
toccato all’ex Alessandria, esteticamente sgradevole ma ancor più essenziale di
Mengoni, raddrizzare la baracca.
Fonte ng: dimenticato in panchina, annega corpo e anima nell’oblio scordandosi
addirittura di festeggiare il suo primo e unico gol con la maglia del Forlì, in
quel di Bra.
Jidayi 6: tra infortuni e squalifiche ha finito per giocare meno del
necessario. Ottimo difensore, insufficiente centrocampista. Utile alla causa?
Sì.
Boron 5: il 27 luglio incanta il Morgagni mettendo a soqquadro la difesa del
Cesena. Anche Gresko, restando ai terzini, esordì con una splendida prova
durante un Inter-Roma, durante la quale fornì pure un bell’assist a Recoba. E
poi è finita come è finita.
Sampaolesi 5: sta diventando come uno di quegli studenti
fuori sede che cominciano l’università con un 30 e poi vanno calando, esame
dopo esame, fino a quando la famiglia non decide che è ora di cominciare a
lavorare.
Bergamaschi 6: l’esonero di Bardi, che lo considerava il
vice del sostituto al secondo del titolare, gli offre la chance di provarci
davvero e lì davanti alla difesa non demerita, anzi, rendendo oltretutto fior
di quattrini al Forlì per ogni minuto di tackle, e passaggi semmai un po’
troppo scolastici.
Evangelisti 5: il fantagol al Rimini non basta a
raddrizzare un girone di andata da comprimario, non certo da numero dieci e
capitano. Timido nella prima decina di giornate, utilizzato male da Rossi che
chiede ai difensori di lanciare lungo tralasciando la costruzione della
manovra.
Tonelli 8: chi se lo aspettava a questi livelli, a parte il suo procuratore
Bergossi, alzi la mano. Sei gol, sinistro felpato, dedizione alla causa e
rispetto. Un gioiello di centrocampista che per lunghi tratti del girone ha
tenuto acceso il motore ad una squadra ingolfata.
Forte 5: dovesse partire nessuno lo rimpiangerebbe, ma il rischio è di non
aver mai visto il centrocampista che aveva fatto innamorare i dirigenti di
mezza Lega Pro. Fuori ruolo nel 3-4-3 di Bardi, infortunato e poi depresso con
Rossi.
Senese 5: lascia intravede con parsimonia qualche qualità interessante. Si fa
espellere scioccamente col Cuneo, percorre la fascia con adolescenziale
leggerezza.
Torelli ng: giocava pochissimo con Bardi, non gioca con Rossi. Dicono sia forte.
Dicono.
Bernacci 5: voto di stima perché in campo si vede praticamente mai e nello
spogliatoio non fa, diciamo così, gruppo. Ma la storia del Forlì resta incollata
ai suoi piedi: se il 2014 non sarà l’anno dell’Airone allora la squadra avrà
poche chance di arrivare entro le prime otto posizioni.
Nappello 5: è difficile chiedere di più ad un attaccante che dopo cinque anni di
professionismo non ha ancora segnato un gol. Ci saranno piuttosto dei motivi. Dribblare
dribbla, la personalità c’è, ma quanto ad incisività siamo a livelli di
tarassaco.
Docente 7: due gol, duecento palloni messi a terra, lavorati e scaricati ai
compagni, duemila corse inseguendo lanci che in confronto quelli di Chiellini
sono pennellate. Senza il suo ingaggio (tardivo) a quest’ora il Forlì sarebbe a
livello Bellaria.
Melandri 6: come i gol, ancora pochini rispetto al potenziale inespresso. A 25
anni è arrivato il momento di dimostrare, con i numeri e non a speranze, che le
qualità valgono più della Seconda Divisione.
Petrascu 5: lascia il Forlì dopo tre anni e mezzo da superstar. In estate aveva
accettato un ruolo da comprimario che alla prova dei fatti gli è risultato
psicologicamente insostenibile. Ma a Imola, in D, è tornato a segnare come ai
tempi in cui, vestito come Dracula, metteva nella bara tutti i difensori.
Bardi 5: undici punti in dieci giornate senza Bernacci e Barbagli, sette senza
Arrigoni, cinque senza Docente e Melandri, con Tonelli e Nappello a mezzo
servizio. Ma anche la consueta testardaggine, quell’incapacità di adattarsi
alle situazioni che, come previsto, alla lunga gli è costata la panchina.
Rossi 6: finora si è limitato a costruire un muro davanti a Tonti, facile. Da
gennaio proverà a insegnare qualche concetto offensivo ma non dovesse riuscirci
pazienza: basterà arrivare ottavo per entrare nella storia del club. Occasioni
così capitano a pochi, e di rado.