lunedì 21 gennaio 2013

Piccoli grande Forlì



Potrebbe essere davvero Ivan Piccoli il rinforzone di gennaio per il Forlì. Graditissimo dai tifosi (ha vinto il sondaggio sul blog), il 10 del Fano, 110 presenze in B tra Cesena e Ancona, è attualmente fuori rosa: pare abbia rifiutato il trasferimento a L'Aquila e per questo i dirigenti marchigiani l'abbiano sbattuto ai margini del gruppo guidato da Massimo Gadda.

Piccoli è fanese, ha 31 anni, abita vicino a Forlì e potrebbe chiudere in biancorosso la carriera: soluzione ideale di vita e ambiziosa di campo. Cosa vuole di più dalla vita? Ah, già: l'ingaggio.
Cangini ci sta lavorando.

ScatenITI



I resoconti sulla mattinata con Kalle dei ragazzi dell'Iti. Ne hanno scritti tanti e vale la pena leggerli, se avete un quarto d'ora buca.

Tutti sanno che la parola “sport” è di origine inglese; in realtà è la traduzione corrispondente al vocabolo francese “desport”che significa “divertimento”.
Lo sport è un insieme di esercizi, individuali o a gruppi, eseguiti per incrementare le capacità motorie, mantenere la forma fisica, compiuti per svago o per attività agonistica ma per i bambini e per noi ragazzi deve essere sempre e comunque anche un divertimento!
Infatti, quando eravamo piccoli, l’attività sportiva era per noi un gioco, un divertente passatempo, da fare soprattuttoin gruppo; a volte ci divertivamo a giocare a calcio costruendo “porte improvvisate” usando i nostri giubbotti come pali e accartocciando qualsiasi cosa per realizzare una palla.
Man mano che siamo cresciuti lo sport è diventato un momento in cui dare il massimo e impegnarci perraggiungere la vittoria anche quando la nostra attività non era agonismo.
Lo sport è inoltre importante per la salute fisica dell’organismo ma soprattuttoha un grande valore per la crescita psicologica di noi ragazzi: infatti ci aiuta a socializzare e a imparare il rispetto delle regole e il rispetto per gli altri, compagni e avversari; ci insegna a essere critici con noi stessi, a capire i nostri errori, a imparare a correggerci e a migliorarci. Ci educa ad assumere delle responsabilità e dei ruoli precisi.
Questi valori devono valere anche per gli adulti, giocatori professionisti e “modelli” per noi ragazzi; invece quando vediamo le partite di calcio in televisione, capita molto spesso di notare che i calciatori professionisti sono sempre pronti a contestare, a gridare al fallo anche se inesistente e a richiedere l’attenzione dell’arbitro, dimenticandosi del gioco leale e del fair play.
Questo non è certamente il comportamento che un calciatore professionista dovrebbe assumere quando scende in campo, perché i loro gesti non passano inosservati e un campione dovrebbe essere il primo a dare il buon esempio, ammettere i propri falli e le proprie colpe, visto che sono presi a modello da noi giovani. Infatti è l’atteggiamento corretto e “sportivo” che ognuno di noi, che sia un fenomeno o un dilettante, dovrebbe prendere come esempio in qualunque sport; senza contare che una vittoria leale e meritata dà più soddisfazione rispetto a una ottenuta con gli imbrogli, in realtà quindi è chi gioca lealmente il vero vincitore.
Penso che l’attività sportiva sia un modo per realizzare noi stessi e questo si ottiene seguendo una morale, perché ottenere successi imbrogliando non dà soddisfazioni anzi ci fa sentire incapaci di ottenere veri risultati. Anche questo deve essere un motivo per non usare mezzi non corretti come il doping per aumentare le proprie prestazioni perché in realtà così facendo inganni per primo te stesso e danneggi la tua salute.
Di questi argomenti abbiamo parlato il giorno in cui è venuto nella nostra scuola l’ex capitano del Forlì Alberto Calderoni; abbiamo potuto ascoltare le esperienze che lui ha vissuto in prima persona e tutto ciò ha contribuito a farci capire quanto sia importante vivere lo sport e i risultati ottenuti sia positivi che negativi con la massima serenità.
Marco Mollace

Il giorno lunedì 14 gennaio 2013, nell’ Aula Magna della nostra scuola, si è svolto, durante l’orario mattutino di lezione, un incontro basato sul fair play con lo storico capitano forlivese Alberto Calderoni. La proposta della prof.ssa Della Godenza ci è sembrata subito positiva perché molti di noi ragazzi praticano sport, soprattutto il calcio.
Oggi il fair play è presente in quasi tutti gli sport e per me significa il rispetto delle regole, ma è anche un modo di pensare che si basa sull’amicizia, la non-violenza e la lealtà nei confronti dell’avversario sia dentro che fuori dal campo. La sport ha un ruolo molto alto nella crescita di noi ragazzi: ci aiuta nella socializzazione e nel rispetto tra compagni ed avversari, ed è importante per la nostra crescita fisica. Ci può aiutare a scaricare le nostre tensioni che si accumulano durante la giornata, ma deve essere soprattutto un modo per divertirsi con i propri amici.
Il fair play, dal punto di vista morale, è un modo per sentirci soddisfatti del nostro operato: io preferisco sicuramente vincere una partita perché sono superiore all’avversario e non perché ho vinto con l’inganno e l’imbroglio.
A volte, durante le partite da me giocate, si assumono comportamenti imitando i giocatori professionisti, sempre polemici con il povero direttore di gara ed i suoi assistenti. Dalla televisione si dovrebbero imitare i gesti di fair play, come quello di Miroslav Klose, attaccante della Lazio, che dopo una rete segnata involontariamente con la mano, ha ammesso all’arbitro il suo tocco irregolare, tra gli applausi del pubblico avversario. Questo, secondo il mio parere, è il comportamento che ogni sportivo, soprattutto professionista, dovrebbe tenere perché questi gesti non passano inosservatie potrebbero essere imitati da noi giovani.
Secondo me, questa è stata un’esperienza positiva vissuta con un ex calciatore che ci può aiutare ad immedesimarci nel mondo dello sport professionistico, in modo da poter crescere come persone il cui scopo non è imporsi con l’imbroglio, ma con la fatica e la lealtà.
Pietro Morigi

Alberto Calderoni è stato il capitano del Forlì per 14 stagioni, giocando nel ruolo di
difensore. All'incontro a cui abbiamo partecipato il 14 gennaio in Aula Magna ci ha spiegato cosa
rappresenta per lui la vita nel mondo calcistico. Siamo partiti parlando di quanto fosse stata dura per lui la decisione di lasciare i campi e di come aveva intenzione di vivere la sua vita futura.
Le classi presenti hanno inoltre fatto domande riguardanti diversi argomenti; dal fair-play ai tifosi,
dall'amore verso la maglia all'affiatamento verso i compagni.
Riguardo al suo addio ai campi, Alberto ci ha risposto che la sua decisione è stata a lungo soppesata
e che infine, la famiglia ed il lavoro hanno originato la sua decisione. L'addio è avvenuto bel 2008 davanti ai tifosi di casa allo stadio Morgagni.
Per lui il fair-play è una cosa fondamentale nel calcio e in tutto il mondo dello sport. A conferma di
questa tesi ci sono stati fatti federe alcuni filmati riguardanti atti di sportività in tutto l'ambiente.
In un video inviatoci dal presidente del settore giovanile della Figc Gianni Rivera, abbiamo potuto
vedere come anche grandi atleti (Gianluigi Buffon, Rino Gattuso) rispettano quest'etica.
Alberto ci ha anche detto che i tifosi sono per lui un elemento di grande spinta e di grande aiuto.
Abbiamo posto al calciatore anche la domanda su cosa ne pensasse degli scandali del
calcioscommesse e del doping.
Ci ha risposto che per lui sono esempi negativissimi, e , sempre in un video, ci è stato mostrato
come il doping possa distruggere la carriera sportiva di un atleta. Ci ha detto che per lui è un grande onore essere ricordato come la bandiera della squadra di calcio
della sua città natale. Alla domanda “Quanto bisogna faticare per diventare grandi calciatori”, Alberto ci ha detto che bisogna fare grandi sacrifici, adattarsi ad ogni situazione e che, solo uno su un milione riesce a diventare calciatore di serie A, e perciò non bisogna rammaricarsi perchè non si riesce a diventare famoso, ma bisogna fare appunto dei sacrifici e giocare dove se ne ha la possibilità.
Penso che Alberto Calderoni, nonostante non sia un giocatore famosissimo, sia un esempio per tutti
i giovani calciatori che stanno crescendo. La sua lealtà, la sua etica del calcio pulito, i suoi sacrifici, la sua voglia di adattarsi sempre e comunque, sono alcune delle grandi qualità che questo calciatore dimostrava. Trovo che questa esperienza sia stata molto utile dal punto di vista umano e dal punto di vista dei comportamenti corretti che si devono tenere in tutti gli ambiti, da quello sportivo, a quello di tutti i giorni.
Lorenzo Salvadorini
Federico Chisci

Dopo aver partecipato all’incontro con Alberto Calderoni in Aula Magna e dopo aver ascoltato le sue risposte alle nostre domande, ho capito che si tratta veramente di un uomo con enormi valori.  Le considerazioni di seguito da me riportate derivano dall’ottima impressione che lui mi ha fatto rispondendo ai nostri quesiti.
L’argomento trattato maggiormente è stato quello del fair play; sono riuscito a comprendere decisamente meglio il significato di questo termine, e penso che lo abbiano fatto anche i miei compagni. Sono pienamente d’accordo con Calderoni riguardo al suo punto di vista in riferimento al calcioscommesse e al doping perché penso che sia meglio perdere una partita, uscendo dal campo a testa alta, che vincere un incontro in maniera disonesta.
Siccome anche io pratico questo sport, se capitasse che un mio compagno di squadra decidesse di “comprare” un partita, penso che non gli rivolgerei più la parola e perderei completamente la stima nei suoi confronti.
Egli è stato un grande capitano per la squadra del Forlì, dal momento che ha portato la propria squadra fino alla serie C. Ritengo che sia doveroso prendere esempio da un uomo di questo calibro perché sono fermamente convinto che nel calcio non ci sia cosa più preziosa dell’amore puro e incondizionato per la propria maglia.
Alex Manfredi

Quando i professori ci hanno detto che avremmo incontrato l'ex-capitano del Forlì, nonchè una bandiera, non tutti erano entusiasti.
Però avevamo capito che parlava un calciatore così ci siamo interessati. Lo sport si basa sul fair play, cioè il rispetto delle regole e si può dire che sia un "codice d'onore " per il calcio ma anche per qualsiasi altro sport. L'attività sportiva è un passo fondamentale per noi ragazzi perchè con lo sport si impara a crescere con gli uni e con gli altri.
Lo sport è uno stile di vita salubre, infatti negli sport si hanno relazioni con altre persone.
Lo sport deve, e si sottolinea deve, essere un divertimento perchè può capitare che ci siano conflitti tra genitori e allenatori ma questo non è il calcio, come il video da noi visto inviatoci dal presidente Gianni Rivera in cui si vedono brutti gesti come risse o insulti, ma questo non è calcio.
Nel calcio, non dal punto di vista del gioco ma per l'aspetto morale, i migliori sono giocatori come Klose che ha segnato con il braccio ed è andato a dire all'arbitro cos'è accaduto.
Questo è il tipo d'uomo che dovrebbe scendere in campo perchè qualunque arbitro può sbagliare e non si deve perdere la testa perchè anche l'arbitro è un uomo e di conseguenza può sbagliare.
Il fair play è un principio che permette di essere felici per aver fatto una cosa con lealtà.
Allora grazie agli insegnanti ed a Alberto Calderoni che ci ha illuminato su questi argomenti utili allo sport e alla nostra crescita.
Raffaele Dotti

Lunedì 14 gennaio noi ragazzi della I^B, assieme ad altre classi, siamo andati in aula magna per effettuare un incontro con l’ex calciatore forlivese Calderoni, capitano della sua ex squadra e bandiera del Forlì.
Dopo una breve introduzione Calderoni ha iniziato a parlare della sua vita e della sua carriera e a questo proposito sono sorte domande alquanto interessanti fatte da noi ragazzi. Le risposte per me sono state molto significative e fra tutte ne ricordo alcune, utili non solo nello sport.
Calderoni ha detto che nella vita bisogna faticare e se si vogliono realizzare i propri sogni è necessario fare molti sacrifici. Un’altra cosa della quale si è parlato è della squadra nella quale si gioca: questa è come una famiglia dove tutti collaborano e si impegnano, si aiutano l’un con l’altro, anche nei momenti più difficili.
Una cosa che mi ha stupito, inoltre, è stato l’argomento dei “diritti dei bambini nello sport”, tra i quali ci sono: non essere un campione, divertirsi, essere rispettato…
Così siamo arrivati a parlare del ruolo che svolge lo sport per i bambini: questa è un’attività essenziale per svilupparsi ma soprattutto per stare con gli altri, comunicare e fare amicizia.
Lo sport per me ha avuto e ha tuttora un ruolo fondamentale e quando lo faccio penso solo a quello e a divertirmi, giocando bene con gli altri.
Per finire ci hanno fatto vedere due filmati: il primo riferito sempre al ruolo dello sport nella vita anche futura di un ragazzo, il secondo (quello che mi ha stupito di più) fa vedere una gara di corsa nella quale una ragazza, vedendo che quella davanti a lei si era fatta male l’ha presa ed è riuscita ad aiutarla portandola fino al traguardo, prima di lei.
Questo è un comportamento veramente onorevole che non tutti sarebbero in grado di dimostrare.
Quindi lo sport, prima di essere allenamento fisico, è atteggiamento, ed è proprio da questo che si vede un vero sportivo, un campione.
Lorenzo Casadio

Nella giornata di lunedì 14 Gennaio 2013, è stato ospite del nostro istituto scolastico l’ex capitano del Forlì calcio: Alberto Calderoni, per parlare agli alunni del “Fair-play”, espressione inglese che significa rispetto per l’avversario.
L’incontro è iniziato con la consegna della carta del “Fair-play” come riconoscimento alla prof.ssa Della Godenza e con la presentazione di Calderoni, il quale ci ha parlato prima di tutto della sua passione per il calcio, ma anche per lo sport in generale evidenziando come gli atteggiamenti in campo siano cambiati col passare del tempo.
Tutto ciò veniva accompagnato da una buona presentazione al computer attraverso dei video testimoni di azioni di “Fair-play”.
A mio parere il momento più bello di tutto l’incontro è stato quando Calderoni ha risposto alle domande degli alunni, e si è un po’ rattristato quando gli hanno chiesto di parlare del suo abbandono dai campi di gioco.
Un’altra domanda riguardava l’importanza che ha il pubblico durante una partita, perché serve di incitamento alla squadra ed il tifo, fatto in modo corretto, aiuta a dare maggior grinta agli atleti, ma occorre avere il rispetto anche per il pubblico e per gli atleti avversari.
Sul finale, hanno fatto visionare agli alunni un paio di video molto interessanti, uno dei quali aveva lo scopo di far capire che i cattivi atteggiamenti in campo non sono l’unica nota negativa dello sport; vi sono anche il doping e la corruzione, argomenti purtroppo presenti in qualsiasi contesto sportivo.
Per poter contrastare queste note negative basterebbe semplicemente praticare lo sport che ci piace con passione e dando il meglio di noi stessi, senza voler primeggiare ad ogni costo, perché le vittorie ottenute onestamente sono di gran lunga più gratificanti.
Matteo Amadori

Lunedì 14 Gennaio 2013 presso l’ I.T.I.S G. Marconi di Forlì si è svolto l’ incontro con l’ex calciatore Alberto Calderoni.  La conferenza si è svolta in un aula magna calda e piena zeppa di gente. All’inizio il pubblico già trepidante ha ascoltato in un silenzio liturgico il discorso di Marco Susanna e Giovanni Brunelli che si è concluso con un applauso che poteva tirare giù i muri. L’incontro era diviso in due argomenti che vanno a braccetto: la vita di Alberto e il fair play. Il primo è stato affrontato dai ragazzi in modo molto positivo. Ogni classe ha formulato  domande intelligenti, curiose e a volte insidiose che hanno esposto il calciatore. Il simbolo del calcio forlivese ha risposto in maniera calma alle domande. Alberto mi ha, credo che sia meglio dire, ci ha fatto capire che per arrivare al risultato bisogna sudare;  ci ha fatto rivivere momenti della sua infanzia in cui usciva di casa e si trovava con i coetanei per giocare a calcio. Infine ci siamo commossi quando ci ha fatto vedere il video del suo addio ai campi. Ormai i ragazzi le avevano provate tutte quando una parola ha colpito la loro attenzione. Una parola facile da spiegare ma difficile da mettere in atto. Sul dizionario la parola fair play viene descritta come comportamento giusto e cortese: certo una spiegazione vera ma per me, per noi presenti, quel giorno la parola fair play ha significato molto di più. Vuol dire correttezza, lealtà ma anche il coraggio di fermarsi e pensare: “ E’più giusto così”, davanti ad un fallo non visto, fermarsi e farlo notare, calciare la palla fuori per fermare un azione e far arrivare i soccorsi.
Un video ha aperto gli occhi ai miei amici, ai miei compagni, insomma a tutti i presenti. Il video mostrava una gara di corsa, la prima atleta (in netto vantaggio) si sente male e rallenta. La seconda, con un coraggio (da leoni sarebbe un diminutivo) si ferma e accompagna la sfidante al traguardo.
Non finisce qui, al fotofinish la seconda manda la prima davanti in modo che vinca quella che per il resto della gara si era dimostrata la più forte. Il finale non sarà scritto su questo foglio, il finale lo deciderete voi, adesso che avete capito cos’è il fair play sarete in grado di riflettere. Io vorrei che questo articolo non finisse in questi 2 minuti che avete usato per leggerlo ma che  approdasse davanti agli amici, ai parenti… si, perché no magari anche su facebook.
Marco Gonzales