giovedì 6 marzo 2014

Bernacci ha male (dejavù?)



Avevo appena finito di scrivere quello che leggete sotto - e l'avevo anche pubblicato -, quando ho saputo che Bernacci è infortunato (infiammazione al tendine credo) e difficilmente partirà per Vicenza. A questo punto mi arrendo. 

Non so, sbaglierò. Ma ho la netta sensazione che il Forlì si salverà - voglio dire, raggiungerà l'ottavo posto - se e solo se Marco Bernacci tornerà ad essere nelle ultime otto partite quello splendido centravanti che Cangini e Pedroni l'estate scorsa erano convinti di aver portato al Morgagni. Mi spiego meglio. La squadra è sotto la zona salvezza dal 29 settembre, quando perse 1-0 a Bassano. Sono passate 22 giornate, più di un girone, e nonostante il nuovo allenatore e i tantissimi rinforzi autunno-invernali, compreso Docente che è un signor giocatore ma segna pochissimo, la classifica è rimasta più o meno identica. Un palo, un rigore, un gol annullato o un'espulsione possono cambiare il destino di una singola partita ma alla lunga i valori spingono in una direzione. La squadra si è irrobustita, ha guadagnato corsa, forza, disciplina tattica, esperienza. Ciò non è bastato a recuperare terreno sulle altre, anche perché quasi tutte le concorrenti hanno abbondantemente sfruttato la finestra di mercato. Tanti rinforzi per tutti uguale zero rinforzi. Ma il Forlì a differenza delle altre ha ancora il jolly nel taschino.

Marco Bernacci è senza dubbio il giocatore più talentuoso della squadra, l'unico ad aver giocato e neanche poco in serie A, ancora in piena maturità atletica (ha 30 anni) e oltretutto occupa un ruolo, quello di centravanti, che cambia davvero le partite direttamente e con un colpo solo. Finora Bernacci ha giocato poco più di 500 minuti senza segnare mai (domenica scorsa ci è andato molto vicino), e solo quattro volte da titolare, tutte a inizio 2014 contro Santarcangelo, Renate, Torres e Mantova. Sappiamo tutti dal grave infortunio alla schiena che ne ha compromesso la stagione fin dai primi giorni di ritiro. Ma ora i guai fisici sono alle spalle e fortunatamente - sarà un caso? - il destino del Forlì è ancora tutto da scrivere. Tocca all'Airone voltare pagina e raccontarci la sua, di storia. E' ancora in tempo.