martedì 2 settembre 2014

In malafede


Leggevo stamattina con la consueta devozione il blog di Christian Rocca. Nell'ultimo post, che parla di Medio Oriente e se vi interessa è molto interessante - c'è questo passaggio che vorrei proporre anche qui, in modo che, senza fare nomi sulla pubblica piazza, il messaggio arrivi.

Questo è un passaggio importante. Perché qui, su questo tweet, mi è stata rivolta l’accusa di essere «in malafede». Qualcuno ha scritto che dire a qualcun altro che è «in malafede» non è un insulto. Nel paese di Beppe Grillo è possibile che non lo sia. Ma rivendico di non voler vivere nello stesso paese di Beppe Grillo e so, per esempio, che dire «in malafede» a un giornalista non solo è un insulto, ma è anche il peggior insulto possibile. Il peggiore. 

Alla maggior parte di voi che leggete frega zero che qualcuno dica a qualcun altro che è in malafede. Avete ragione e vi capisco. Però siccome a me è stato detto, l'anno scorso durate una conferenza stampa, che ho lavorato tutto l'anno in malafede, ecco, sappia l'accusatore che ci sono tanti modi per discutere e non essere d'accordo soprattutto su un tema popolare e soggetto a duecentocinquantamila variabili come il calcio. Epperò accusare un giornalista seppur scarso e incompetente di essere in malafede rimane il più pesante di tutti. E' un insulto. E a me è restato lì, sul gozzo.

Finito, scusate e forza Forlì.

2 commenti:

  1. caro Riccardo, così stuzzichi la mia curiosità ?
    Chi sarà il ""genio"" che ti ha detto quella cosa ??

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  2. Gli insulti gratuiti a freddo o comunque gli aggettivi distribuiti a vanvera senza magari conoscerne neanche il significato, qualificano chi li fa, non chi li riceve, oltretutto bisognerebbe capire cosa vuol dire esattamente in questo caso essere in malafede.
    E poi a parte tutto, se c'è una categoria che gioisce e ha da guadagnare dalle vittorie di una squadra locale, è quella dei giornalisti e dei giornali locali....

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