lunedì 31 marzo 2014

Strano, detto da un calciatore


I temi dei ragazzi della scuola media Mercuriale dopo l'incontro con Kalle. 

A differenza delle nostre aspettative non si è parlato solo di calcio e all’inizio c’è stata una piccola introduzione sulla carriera calcistica del capitano, soprannominato “Kalle”. Il suo ruolo era difensore. La cosa di lui che colpisce maggiormente è il fatto che non ha quasi mai lasciato il Forlì. All’inizio gli abbiamo potuto fare delle domande, ad esempio gli è stato chiesto cosa provava dopo una vittoria e la risposta è stata, ovviamente, felicità, ma si è anche spiegato che non si può sempre vincere, e spesso dalla sconfitta si impara più che dalla vittoria. Finita l’introduzione sulla vita di Calderoni, Marco Susanna ci ha fatto vedere alcune immagini e video significativi. La prima immagine era recente, rappresentava due sciatrici che alle Olimpiadi invernali 2014 hanno fatto un pari merito, cosa mai successa nello sci (1.41.57). La cosa bella è stata che sono salite sul podio abbracciandosi.
Il progetto puntava molto a sottolineare che al giorno d’oggi siamo abituati a vedere in televisione e nel computer gente che litiga, si picchia, offende…mentre le cose che ci dovrebbero piacere dovrebbero essere altre: gesti di amore, amicizia, coraggio, fratellanza… il così detto “Fair-Play”.
Ci ha fatto riflettere molto come hanno presentato tre opere d’arte di genere diverso. La prima è a Roma, è stata ultimata nel 1483, la Cappella Sistina di Michelangelo. La seconda rappresentava il campione italiano di ginnastica artistica – anelli, Yuri Chechi, alle Olimpiadi di Atlanta del 1996, quando vinse l’oro dopo un infortunio grave e quattro anni di allenamenti. La terza, un’opera poco conosciuta, ma forse la più grande, in cui una maratoneta alle Olimpiadi di Los Angeles (1984), Gabriela Andersen ad un chilometro dalla fine si sente male, fa fatica a reggersi in piedi, ma non chiede aiuto e tenacemente continua ed arriva fino in fondo, dove si lascia andare; arriva 37esima ma disegna la sua opera d’arte. Tre opere, differenti, ma ognuna della sua importanza e a guardarci bene in fondo alla slide c’era una scritta “Forlì 2014” senza video, quasi un invito a creare la propria, perché in fondo la vita, se condotta positivamente, è un’opera d’arte…
Per chiudere in bellezza ci hanno mostrato un goal di Calderoni, che essendo difensore non ne ha segnati molti.
Infine c’è stato un applauso di chiusura.
Un progetto molto profondo che fa riflettere su se stessi e sugli altri: grazie Kalle!!!
Classe 3B

Il Fair play è un insieme di regole morali che devono essere rispettate sia nella vita che nello sport per una serena convivenza delle persone nella società.                                                           
Queste regole assumono un’ importanza fondamentale non solo nello sport, ma anche nella vita, infatti la buona educazione, la tolleranza e la solidarietà devono essere presenti sempre.  Noi ragazzi siamo venuti a conoscenza del fair play grazie alla nostra professoressa di ginnastica che ci ha introdotto in questo argomento preparandoci all’incontro “Un capitano per amico”. L’iniziativa è condotta dall’ex capitano del Forlì Calcio, Alberto Calderoni e dai suoi colleghi, tra cui Marco Susanna, prof. di ginnastica\sostegno della scuola di Villafranca. Sono loro che insegnano ai giovani il Fair play, sperando che lo imparino e lo applichino nelle attività sportive che praticano e nella società futura, per renderla migliore. Durante l’incontro ci hanno mostrato dei filmati e delle slide riguardanti azioni di Fair play nello sport. Il video che ci ha colpito di più è stato quello di un’atleta molto meritevole di andare alle Olimpiadi che ad un certo punto si è sentita male ed è caduta a terra. Un’avversaria sapendo che l’infortunata avrebbe sicuramente meritato di vincere, se non si fosse sentita male, si è fermata, l’ha soccorsa e l’ha portata al traguardo, facendole vincere la gara, riconoscendo così la sua superiorità agonistica. Questo episodio ci ha colpito molto poiché, al contrario, siamo abituati a sentire notizie che riguardano la competizione sleale, l’arrivismo estremo e l’approfittare della debolezza altrui per ottenere successi facili e immeritati. Strano che ce l’abbia fatto vedere un calciatore, forse perché questo ragazzo ha uno spessore diverso?
Un’altra immagine che ci ha fatto riflettere è stata quella delle due sciatrici delle Olimpiadi invernali di Soci 2014 che, arrivate entrambe prime al traguardo con lo stesso tempo, sono salite sul podio tenendosi per mano e si sono abbracciate, facendo vedere al mondo un gesto di Fair play che tutti gli atleti di ogni sport dovrebbero prendere come esempio. Questo gesto ci è piaciuto molto perché hanno assunto entrambe un comportamento rispettoso l’una per l’altra.
Purtroppo, spesso, il Fair play non viene applicato nello sport. Un triste esempio è stata la partita di calcio di serie A, Juventus-Torino dove i tifosi della Juventus hanno esposto uno striscione con scritto: “Quando volo penso al toro” (riferendosi allo schianto dell’aereo del Torino contro la collina Superga,  dove nessuno è sopravvissuto). Noi crediamo che uno striscione del genere non solo non meriti di essere esposto, ma non debba nemmeno essere ripreso dalle telecamere perché mostrarlo a tutti diffonde l’idea che il comportamento aggressivo e stupido sia normale, se non addirittura “divertente”. Durante l’incontro alcuni ragazzi hanno fatto delle domande ad Alberto e quella che crediamo più interessante è stata: “ Perché alla televisione non fanno vedere gesti di Fair play ma tendono a dare un’immagine negativa dello sport?”. La risposta, anche se difficile da dare c’è: purtroppo al giorno d’oggi lo sport di alto livello è spesso corrotto perché vi sono molti soldi “in campo” e fa più effetto vedere un gesto negativo di uno positivo, un po’ come la cronaca nera che ormai riempie ogni TG dall’inizio alla fine.  A volte si ritiene che l’espressione “fair play” nasconda una sfumatura di “falso”, di “convenienza” esteriore e non vissuta, ma il team che è venuto a parlarci ci ha dimostrato il contrario. Ci è piaciuto molto il loro coinvolgimento emotivo, si vedeva che parlavano con il cuore tanto che in alcune delle testimonianze più toccanti a qualcuno di loro sono venuti gli occhi lucidi e anche noi ci siamo sentiti coinvolti in quella bella emozione. Calderoni ha aggiunto che vivendo rispettando queste regole tutti noi possiamo cambiare il futuro dello sport e renderlo migliore. Noi abbiamo pensato che quella del “fair play” potrebbe essere la vera ricetta contro il bullismo che affligge spesso le nostre giornate da adolescenti.
Classe 3D  

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