I racconti brevi e intensi degli studenti e delle studentesse di Geometri che hanno chiacchierato una mattina con Kalle. Tanta roba. Nessuno ricorda il cazziatone preso da Brunelli, che a fine incontro ha massacrato quelli delle ultime file colpevoli di troppa distrazione.
Nell’incontro con il campione del Forlì Alberto Calderoni, non si è parlato solo di calcio, ma di tutti quegli sport che hanno trasmesso quel senso di lealtà e gioco di squadra, che oggi giorno non si vede spesso.
Calderoni si è dimostrato una persona semplice e disponibile nei nostri confronti e ci ha dimostrato anche l’importanza che ha avuto per lui la squadra del Forlì. Egli infatti ha rinunciato ad offerte che lo avrebbero portato a livelli superiori rispetto a quelli della sua amata squadra.
Fra i tanti argomenti affrontati, mi ha davvero colpito la presentazione della carta del fair play, che raffigura le regole per essere un giocatore modello non solo nel campo, ma anche al di fuori, e sapere che lui l’ha rispettata fino in fondo, mi ha portato a provare un profondo senso di stima nei suoi confronti.
Io non sono un amante del calcio, ma sono sincero quando dico che questo incontro mi ha fatto capire molte cose non solo a livello sportivo, ma anche umano e per questo ringrazio per l’opportunità offertami.
Alessandro Caceres
Parlare con un calciatore è sempre stato emozionante per me e per chi è interessato a questo sport, per questo motivo il progetto “Un capitano per amico”, che si è svolto a scuola, è stato molto bello e significativo. Alberto Calderoni è stato colui che ha indossato per 14 anni la fascia di capitano ed ha fatto la storia della sua squadra; portarla è un compito che il mister non affida ad ogni giocatore ed indossarla è un onore grandissimo. Il Capitano di una squadra è pertanto un esempio da ammirare per ogni giocatore ed è anche colui che in ogni partita mette grinta e determinazione in tutti gli altri. Dalle risposte che Calderoni ha dato alle nostre domande ho capito molte cose, ma soprattutto che per diventare calciatore c’è bisogno di tanto sacrificio, passione per lo sport che frequenti ed un impegno sempre maggiore ad ogni allenamento.
Nicholas Cavallucci
Calderoni è stato bravo nel rendere l’idea dello sport come scuola di vita, in quanto sport come il calcio sono il modo migliore per favorire un sano sviluppo dei ragazzi giovani, perché insegna valori come il rispetti e la lealtà. Il Capitano del Forlì ha sottolineato più volte quanto sia importante avere forti principi come il senso di appartenenza alla propria città, che oggi non è frequente tra i giovani, che la contrario mirano ad una carriera ad alti livelli, anche se questo richiede la lontananza dal proprio luogo di nascita.
Sicuramente la domanda che ha messo più in difficoltà Calderoni è stata: ”Cosa ne pensa degli stipendi stellari dei calciatori?”. Calderoni, tuttavia, si è espresso con giudizio e discrezione in modo da difendere i propri compagni, ma anche dando ragione a chi resto allibito di fronte a certe cifre.
Vladislav Boroskikh
Alberto Calderoni ha sottolineato l’importanza dello sport nella vita dei ragazzi; l’attività sportiva, infatti, è utile alla crescita sia fisica che mentale, ma è da condurre in modo responsabile nei confronti di se stessi e della società. La lealtà, come anche la passione e il talento, sono gli elementi indispensabili per proseguire una carriera sportiva, ma i più importanti sono sicuramente lealtà e passione. Anche le sconfitte sono fondamentali nello sport, perché aiutano a crescere ed a migliorarsi sempre più per arrivare a poter dire di aver dato il massimo delle proprie capacità. Uno sportivo deve, quindi, in primo luogo, trarre insegnamento dallo sport che pratica, anche dai momenti più bui, come in seguito ad una sconfitta, e trasmettere valori quali lealtà, passione, autostima e consapevolezza dei propri limiti al fine di fare dello sport un insegnamento di vita.
Al fine di far capire ai giovani l’importanza dei valori che lo sport è in grado di trasmettere , la seguente iniziativa ”Un Capitano per Amico” è stata portata avanti anche in tantissime altre scuole forlivesi con lo stesso successo e la stessa partecipazione sia da parte degli organizzatori che degli studenti coinvolti.
Valentina Milanesi
Bastano poche parole per indicare un’originale mattinata passata in compagnia del Capitano del Forlì Calcio per 14 stagioni: Alberto Calderoni. Noi siamo i giornalisti, lui l’intervistato. Il risultato? Una simpatica ed amatoriale conferenza. Le domande vertono sulla passione del calciatore biancorosso, nata in tenera età, quando i pomeriggi si passavano facendo qualche tiro nel cortile di casa.
Ed è così, in maniera naturale che deve sbocciare l’interesse per qualsiasi sport. Non è, infatti, l’ambizione a voler diventare Messi la strada giusta da seguire nel gioco, ma il piacere e il divertimento, affiancati da un impegno da condurre in maniera seria e consapevole all’insegna della osservanza delle regole, della convivenza dentro al gruppo squadra, e, soprattutto della consapevolezza dei limiti del proprio talento: una lente che mette a fuoco la sconfitta sotto un punto di vista non così tanto negativo perché “il fallimento è una tappa fondamentale per vincere”
Sofia Ricci
“Da grande sarò costruttore. Un motociclista. Correrò nel vento, Nuoterò, Saremo campioni, Farò il calciatore: Il Playmaker. L’informatico. L’attore …Poi cresci con la voglia di dimostrare che spesso i sogni si avverano: puoi essere il campione che hai sempre sognato, potrai vincere, gioire, respirare, correre, esultare, trionfare sorridere, resistere.
"l doping spegne i sogni. Lo sport. La vita ”
E’stato proprio questo spot anti-doping, premiato per conto del ministero della salute e dello sport, a introdurre l’argomento durante l’incontro con l’ex-capitano del Forlì Alberto Calderoni.
Per doping si intende l’uso o abuso di sostanze o farmaci vietati, con lo scopo di aumentare artificialmente le proprie prestazioni fisiche. I regolamenti sportivi vietano, ovviamente, il doping e obbligano gli atleti a sottoporsi a controlli medici antidoping con conseguente allontanamento per un periodo più o meno lungo nel caso di positività. In questi ultimi anni il doping si sta diffondendo molto rapidamente anche tra gli atleti non professionisti. Questa è una battaglia che, secondo me, non finirà mai perché ci sono persone che cercano in continuazione di aggirare le normative, utilizzando sostanze dopanti non facilmente rintracciabili.
Ringrazio la nostra scuola, la società del Forlì Calcio e Alberto Calderoni in particolare per averci dato l’opportunità di affrontare questo argomento, che ci ha fatto aprire gli occhi su un aspetto negativo del mondo dello sport e ci ha permesso di comprendere i veri valori di questo .
Beatrice de Pascale
Alberto Calderoni si è presentato insieme al suo staff per continuare un progetto iniziato a settembre, chiamato “Un campione per amico”. Questo progetto consiste nell’andare nelle scuole per raccontare le esperienze di Alberto Calderoni stesso, giocatore e capitano storico del Forlì Calcio, dove ha militato per 14 lunghe stagioni fatte soprattutto di soddisfazioni.
Alberto Calderoni, con la collaborazione di Marco Susanna, Franco Pardolesi e Giovanni Brunelli ha raccontato le sue esperienze calcistiche rispondendo alle domande di noi studenti.
E’ stata un’esperienza interessante, che ha catturato la mia attenzione, sia perché l’argomento mi interessava particolarmente, sia perché la “ lezione” non era un monologo di Calderoni, ma rendeva partecipi anche noi attraverso le nostre domande; sono stati riprodotti, inoltre, numerosi video sportivi ed educativi allo stesso tempo.
E’ proprio questo che voleva far capire Calderoni, lo sport, applicato con i giusti fondamentali, può essere sicuramente educativo. Anche il calcio come tutte le carriere termina, ed anche per Calderoni è arrivato il momento dell’addio ai campi, il racconto di questo momento mi ha colpito molto perché ha saputo dare un taglio netto con il suo passato. Il campione ha spiegato che si era accorto che ormai quel mondo,al di fuori del campo, gli stava stretto, perché erano cambiati i suoi interessi e le sue aspettative rispetto alla vita.
L’ennesimo gesto che ci fa capire che grande persona è oltre al grande giocatore e capitano che è stato.
Manuel Monti
Alberto Calderoni ci ha raccontato la sua carriera calcistica e l’esperienza vissuta nelle varie squadre in cui ha militato e subito abbiamo capito che lui è stato una bandiera per il Forlì e che aveva un forte attaccamento alla squadra. Oltre ad averci parlato della sua carriera, ha risposto a diverse nostre curiosità.
Un tema che mi ha molto coinvolto è stato quello delle vicende della società biancorossa, che dopo il fallimento dovette ripartire dalla categoria promozione ma, grazie all’impegno di tutti, riuscì addirittura a vincere il campionato.
L’intervista è stata accompagnata dalla visione di video, alcuni dei quali relativi alle esultanze in campo e nello spogliatoio al momento del raggiungimento del tanto ambito traguardo. Obiettivo quest’ultimo che è stato raggiunto grazie all’unione della squadra ma, soprattutto grazie al supporto dei tifosi e dei cittadini che hanno continuato a seguirla anche dopo la retrocessione in una categoria dilettantistica.
Gianluca Morgagni
L’esperienza vissuta oggi è stata molto interessante; Alberto Calderoni ci ha donato molte motivazioni per un futuro migliore, ci ha spronato e ci ha comunicato che non solo il talento serve per fare una carriera e che, quindi, tutti se daranno il proprio meglio, potranno ottenere ottimi risultati. “Per un futuro migliore è fondamentale non avere il rimpianto di non aver dato il proprio meglio”
Fra i molti argomenti trattati quello che mi ha colpito di più è quello del doping: ormai viviamo in un mondo malato, dove si tenta di frodare i propri colleghi , amici, anche quelli che come te hanno sempre faticato per raggiungere i tuoi stessi obiettivi. Ho visto carriere distrutte anche di miei idoli come Marco Pantani, ho visto titoli mondiali vinti dopandosi. Spesso mi chiedo: Cosa spinge un calciatore, un ciclista, un nuotatore a rubare ad ingannare i propri compagni?
L’unica risposta che mi so dare è questa: “La vittoria, la medaglia d’oro è come una droga e solo colui che è forte d’animo e chi ha una grande passione riesce ad essere leale”
Filippo Rossi
Caro campione amico,
L’incontro con te ha confermato idee che già avevo nella mia testa, mi sei sembrato una persona umile, con i piedi per terra e consapevole di non essere stato un giocatore internazionale, ma un pilastro della città di Forlì. Detto questo, il tema del quale abbiamo parlato e che mi ha colpito in particolare è stato quello del rapporto fra capacità e passione in un vero sportivo. Sono rimasto, infatti, davvero sorpreso dalle tue affermazioni, che condivido pienamente e che mi permetto di integrare con questa mia osservazione:
Niccolò Mandriani
Caro Simone,
siccome tu ami il calcio e non hai avuto la fortuna di conoscere Alberto Calderoni, ti parlerò io un po’ di lui.
Ti racconterò innanzi tutto l’esperienza vissuta durante l’incontro a scuola con lui. Esperienza che mi ha arricchito sicuramente dal punto di vista emotivo. Calderoni è una persona semplice, spontanea e ti mette immediatamente a tuo agio. Pur essendo stato un calciatore di successo non si è montato la testa.
Questo lo conferma il fatto che poteva cambiare squadra e di conseguenza scegliere un futuro forse brillante economicamente più vantaggioso, invece ha scelto di rimanere nella propria squadra. Durante il suo intervento ci ha fatto vedere vari video attraverso i quali abbiamo ricevuto messaggi importanti. Me ne sono rimasti impressi due, uno riguardante una gara atletica, dove una ragazza durante la corsa è caduta a terra e l’avversaria anziché approfittare della situazione, come succede nella maggior parte dei casi, l’ha aiutata a rialzarsi e a finire la gara insieme. L’altro video riguardava una partita di calcio dove l’attaccante, al posto di fare goal, ha volutamente tirato la palla fuori campo, perché un difensore avversario si era fatto male ed era disteso a terra. Secondo il suo punto di vista non era giusto approfittare della situazione.
Vedi Simone questo è lo sport e Calderoni ci ha regalato una bella lezione di vita
Ciao, a presto.
Michele Rossi
Cari lettori
Quando ho incontrato Calderoni ho pensato che il mondo è pieno di campioni, ma dopo averlo ascoltato ho capito che sono pochi quelli come lui che il calcio, come la vita, lo ha vissuto con il cuore.
In particolare ci ha parlato del “Fair Play”,un regolamento che elenca alcuni punti da seguire per essere leale con l‘avversario: ad esempio,anziché fare goal, tirare fuori la palla, se l’avversario è a terra dolorante.
Alberto Calderoni è un personaggio che, conosciuto a fondo, ti sprona a dare il meglio di te in qualsiasi attività, ma soprattutto in ambito sportivo.
Alessio Monti
Un'iniziativa e un'esperienza bellissima che avrei voluto vivere anch'io in prima persona quando andavo a scuola!! Mi permetto solo di fare un piccolo appunto, un'inezia se vogliamo, al Grande Kalle: magari un look un pochino più ordinato e meno "fricchettone" no??? Che so, una giacca, camicia dentro i pantaloni, barba e capelli un po' più in ordine... Parere personalissimo eh!! Ma visto che si gira nelle scuole in mezzo ai giovani mi parrebbe la ciliegina sulla torta. Scusate se sono troppo bacchettone ai limiti della provocazione...
RispondiEliminama vedi non sarebbe più ALBERTO se si vestisse così: il bello di Alberto è proprio essere una persona semplicissima e a modo, ed è grande anche per questo!!
Eliminae' uno di noi!!
Si' forse hai ragione tu... Meglio restare sempre alla mano e proporsi in maniera semplicissima. KALLE E SOZZI FOREVER!!!
EliminaLa considerazione è senz'altro ragionevole. Due pensieri: parlando da 'calciatore' non è richiesto abbigliamento da manager. E poi devi vedere le ragazzine delle superiori, hanno gli occhi a forma di cuore tant'è che restano attente nonostante l'argomento
RispondiEliminaOvviamente rispetto il giudizio,tra l'altro amichevole,di tutti.Mi sono posto anche io la questione..infatti ai primi appuntamenti mi presentai in maniera più formale.Poi ,considerando le tematiche che discuti davanti anche a più di 400 persone, ho pensato fosse giusto non apparire(per quel che conta..)come la classica persona che ,anche nell'abbigliamento,può risultare più distante,più formale.Io ho bisogno di essere come loro,di essere tra loro,di parlare anche come loro se voglio riuscire a vincere immediatamente la sensazione "da professore" che rischi di dare quando sei alla "cattedra".L'obbiettivo è quello di trasmettere concetti veri e importanti,entrare anche solo per pochissimo nel loro animo.Insomma ho pensato che anche il vestito per CHI non ti conosce ,ed ha poco tempo per farlo,può fare il monaco.Tutto qui....e FORZA FORLI'!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!kALLE
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