Di seguito i temi scritti dai ragazzi e dalla ragazze di Ragioneria dopo l'incontro con Kalle.
Insisto: ragà (soci, dirigenti e affini), questa qua è tanta roba. Coccolateli ora: oggi, domani, allo stadio questi giovani che si avvicinano al pallone biancorosso. Coccolateli come fossero pargoli vostri. Perché altrimenti la prossima volta che pronunciate la parola 'investimenti' vicino alla parola 'sociale' e vicino alla parola 'settore giovanile', giuro che scoppio a ridere rotolandomi per terra.
Durante l’incontro, durato circa due ore, noi allievi abbiamo avuto l’opportunità di porre delle domande riguardanti tematiche sportive e soprattutto calcistiche; per prima cosa ci ha raccontato che la sua passione per il calcio ha avuto origine durante l’infanzia, quando si divertiva a giocare per le strade del quartiere con i suoi amici o con chiunque capitasse. Sia che si giochi con amici o che si giochi in uno stadio davanti a centinaia di tifosi, l’importante è il gioco di squadra: bisogna aiutarsi l’un l’altro, sostenersi nei momenti di difficoltà, condividere tanto le gioie quanto le delusioni per una partita andata storta; il gioco di squadra, quindi, è una necessità imprescindibile per poter raggiungere certi risultati.
La lealtà sportiva, nota anche come fair play, è un elemento apprezzato ed essenziale nello svolgimento delle gare o delle partite; a volte è meglio accettare onorevolmente una sconfitta che rubare una vittoria non meritata, come ci ha insegnato lo stesso Calderoni che ha basato tutta la sua vita e la sua carriera sul rispetto di questi ideali. Lo dimostra anche il fatto che è sempre rimasto fedele alla maglia del Forlì, rifiutando parecchie offerte economicamente più vantaggiose da parte di altre squadre.
Inoltre, secondo Alberto, è molto importante un abbraccio tra compagni, sia nel caso che si vinca sia in quello che si perda, perché un abbraccio è gesto affettuoso che può risollevare il morale di un giocatore. Ovviamente giocare ad alti livelli comporta anche considerevoli sacrifici: ad esempio non si può uscire con gli amici e fare tardi, come tutti gli adolescenti, se il giorno dopo si deve giocare una partita importante.
I tifosi sono una componente fondamentale per la squadra stessa, perché incitano lo stesso sportivo ad andare avanti e sostengono con vivo entusiasmo la vittoria.
Questo incontro ci ha colpito molto e ci ha fatto comprendere diversi aspetti dello sport, anche dal punto di vista umano del soggetto sportivo; ci è servito anche ampliare le nostre conoscenze su un argomento che non conoscevamo in modo approfondito. Una cosa che ci ha toccato particolarmente è stato il modo di parlare di Alberto Calderoni: dalla sua voce era evidente la sua passione per lo sport, in modo particolare per il calcio, al quale ha dedicato l’intera vita; quindi Calderoni è sicuramente un uomo che deve essere rispettato e seguito come esempio.
Colao Barbara, Mosconi Martina, Rienzo Camilla
Si tratta di un progetto ideato e realizzato da Marco Susanna, Franco Pardolesi e Giovanni Brunelli, che vede come protagonista l’ ex capitano dell’ AC di Forlì Alberto Calderoni.
Tale progetto consiste nell’incontro con gli studenti delle scuole medie-superiori: anche gli studenti dell’ITE Matteucci vi hanno partecipato ponendo alcune domande ad Alberto, il quale, apertamente, ha risposto che la sua passione per il pallone è cominciata nell’ età dell’ infanzia quando, come tutti i bambini, giocava nel giardino sotto casa. Con grandi sacrifici e grande impegno Alberto ha trasformato questo gioco in passione arrivando a livelli da professionista, collezionando più di 400 presenze in campo e giocando anche davanti a 30.000 persone. Sicuramente una carriera di cui essere orgogliosi, abbandonata poi all’età di 36 anni.
Oggi Calderoni ricorda con fierezza il suo percorso sportivo svolto sempre, fedelmente, con la maglia del Forlì.
Uno dei valori principali che ha accompagnato Alberto per tutta la sua carriera è il Fair Play, di fatti è lui stesso a ribadirlo più volte nei suoi incontri per trasmettere ai ragazzi l’importanza del gioco genuino e rispettoso sia nei confronti dei propri compagni sia degli avversari.
L’incontro si è concluso con l’intervento del primo allenatore di Calderoni, Giovanni Brunelli, il quale ha ricordato l’inizio della sua carriera e come il calcio, ai suoi tempi, era uno sport umile, giocato con palloni di spugna e stracci.
Alessandra Angeli, Camilla Coltella
E' attualmente un imprenditore di successo del settore siderurgico, ma il suo cuore batte nei campi da calcio della sua amata Forlì. Per la prima volta, Alberto Calderoni, ex-capitano della squadra di calcio forlivese, si reca all'ITC Matteucci per condividere la sua esperienza ultradecennale come calciatore e soprattutto come atleta di valore. All'incontro hanno partecipato diverse classi dell'istituto, che hanno mostrato un forte interesse per il progetto "Un capitano per amico".
L'iniziativa, promossa da Marco Susanna, Franco Pardolesi e Giovanni Brunelli, ha già riscosso un enorme successo in diverse scuole medie del territorio.
-"Il calcio è prima di tutto un tramite per parlare di valori e noi con questa breve lezione vogliamo sottolineare proprio l'aspetto educativo di questo sport che spesso i media tendono a trascurare a vantaggio di altri come gli aspetti economici e così via."- spiega il professor Susanna.
- Capitano, com'è nata la sua passione per il calcio? -
"La mia passione è nata giocando nel cortile del quartiere, come credo per molte persone della mia età. Allora era una consuetudine giocare per strada e si facevano le partite con i ragazzi che trovavi lì, sul momento. Un'abitudine ormai persa nella società d'oggi."
- Come ci si prepara ad affrontare una partita? -
"Sicuramente attraverso l'allenamento che ti dà una preparazione a livello tecnico, fisico, pratico e soprattutto mentale. Devi cercare di impegnarti e raggiungere il tuo limite. Non importa se non riesci ad essere il migliore."
- Per quale motivo ha deciso di tenere la stessa maglia per ben 14 stagioni? -
"Ho semplicemente seguito quello che sentivo. Mi sono state offerte proposte anche allettanti, ma ho preferito restare nella mia città. La vita è fatta di tempi e momenti e ognuno di noi potrebbe essere indeciso davanti alle scelte. L'importante è crederci, e non crearsi alibi o false aspettative"
L'iniziativa, promossa da Marco Susanna, Franco Pardolesi e Giovanni Brunelli, ha già riscosso un enorme successo in diverse scuole medie del territorio.
-"Il calcio è prima di tutto un tramite per parlare di valori e noi con questa breve lezione vogliamo sottolineare proprio l'aspetto educativo di questo sport che spesso i media tendono a trascurare a vantaggio di altri come gli aspetti economici e così via."- spiega il professor Susanna.
- Capitano, com'è nata la sua passione per il calcio? -
"La mia passione è nata giocando nel cortile del quartiere, come credo per molte persone della mia età. Allora era una consuetudine giocare per strada e si facevano le partite con i ragazzi che trovavi lì, sul momento. Un'abitudine ormai persa nella società d'oggi."
- Come ci si prepara ad affrontare una partita? -
"Sicuramente attraverso l'allenamento che ti dà una preparazione a livello tecnico, fisico, pratico e soprattutto mentale. Devi cercare di impegnarti e raggiungere il tuo limite. Non importa se non riesci ad essere il migliore."
- Per quale motivo ha deciso di tenere la stessa maglia per ben 14 stagioni? -
"Ho semplicemente seguito quello che sentivo. Mi sono state offerte proposte anche allettanti, ma ho preferito restare nella mia città. La vita è fatta di tempi e momenti e ognuno di noi potrebbe essere indeciso davanti alle scelte. L'importante è crederci, e non crearsi alibi o false aspettative"
- Bisogna avere solidarietà anche nei confronti degli avversari? -
"la solidarietà è importante in tutti i campi. Oggi lo sport ha troppi esempi negativi che lo fanno diventare sempre meno attraente. E invece bisogna riportare lo sport alla stato puro, genuino, senza troppa astuzia, cattiveria. E' questo il nostro punto di arrivo."
- Come gestisce il rapporto con gli arbitri? -
"In effetti, essendo il capitano della squadra, ero io quello che doveva dialogare con gli arbitri. Rappresentavo un punto di riferimento per i miei compagni.
Secondo me bisogna avere sempre rispetto per le persone. E' vero, delle volte ho contestato anch'io le decisioni degli arbitri, ma è un fatto normale e fa parte del gioco anche l'errore umano."
- Riusciva a far convivere lo sport e la vita sociale? -
"Naturalmente seguivo degli orari diversi rispetto ai miei compagni. Non facevo le uscite, i viaggi d'istruzione e passavo i weekend ad allenarmi, invece di uscire con gli amici. Sono scelte della vita. Per avere qualcosa, devi rinunciare ad altre e fare dei sacrifici."
"la solidarietà è importante in tutti i campi. Oggi lo sport ha troppi esempi negativi che lo fanno diventare sempre meno attraente. E invece bisogna riportare lo sport alla stato puro, genuino, senza troppa astuzia, cattiveria. E' questo il nostro punto di arrivo."
- Come gestisce il rapporto con gli arbitri? -
"In effetti, essendo il capitano della squadra, ero io quello che doveva dialogare con gli arbitri. Rappresentavo un punto di riferimento per i miei compagni.
Secondo me bisogna avere sempre rispetto per le persone. E' vero, delle volte ho contestato anch'io le decisioni degli arbitri, ma è un fatto normale e fa parte del gioco anche l'errore umano."
- Riusciva a far convivere lo sport e la vita sociale? -
"Naturalmente seguivo degli orari diversi rispetto ai miei compagni. Non facevo le uscite, i viaggi d'istruzione e passavo i weekend ad allenarmi, invece di uscire con gli amici. Sono scelte della vita. Per avere qualcosa, devi rinunciare ad altre e fare dei sacrifici."
Huihui Zhang
Un incontro divertente e istruttivo, in cui si è fatto riferimento al fair play, che promuove lo sport pulito e solidale; Calderoni ha voluto stimolare ed evidenziare i valori su cui lo sport si dovrebbe fondare: altruismo, lealtà nonché impegno personale.
Alberto oggi, a distanza di cinque anni dall’uscita dal suo Forlì, gestisce un’attività di smistamento di acciaio a conduzione famigliare ma nel tempo libero partecipa ancora a qualche partita tra amici.
Ad accompagnarlo in questo incontro vi erano l’ideatore del progetto Marco Susanna, Franco Pardolesi e Giovanni Brunelli che si sono occupati della realizzazione di “Un capitano per amico”.
Dopo una breve presentazione del progetto, la mattinata è stata divisa tra un momento libero per le domande dei ragazzi ad Alberto ed una parte conclusiva con la presentazione del fair play visto dai bambini.
Rispetto all’iniziale indifferenza dei ragazzi, si è rivelato poi molto coinvolgente e istruttivo; parlando delle sue esperienze, ha attirato e sorpreso gli studenti rivelandosi disponibile non solo a rispondere a tutte le domande, ma ad ascoltare come un semplice amico.
Ecco che da una semplice idea si è arrivati alla grande proposta di presentare il progetto in tutta l’Emilia Romagna grazie al grande successo riscontrato negli anni passati nelle scuole elementari e medie.
E dopo questo secondo successo quale sarà il nuovo goal di Calderoni?
Beatrice Biondi, Martina Camprincoli, Martina Missiroli, Sara Tabasco
l'abbiamo già detto tante volte.
RispondiEliminaQuesta è un'iniziativa importantissima a dir poco, a parte il valore sociale, importanza del far play, ecc ecc ecc, è stupendamente importante per quanto riguarda la "coltivazione" dei giovani forlivesi come tifosi e frequentatori del Forlì calcio.
Finalmente è stata intrapresa la strada giusta; logicamente i frutti non si potranno raccogliere a breve, ma è fondamentale proseguire su questa strada, possibilmente sempre con maggiore convinzione.
Speriamo i dirigenti del Forlì continuino e partecipino attivamente a questa avventura.
Grande Kalle !!!
Il Prof. Marco Susanna mi ha comunicato che domenica ne verranno 60 (!) da Ragioneria! Rivera, come detto, apprezza e propone il modello prima a base Regionale, poi, probabilmente a livello Nazionale!
RispondiEliminaGrande Kalle!!!!Vorrei sapere se è vero che a breve il progetto arriverà al Liceo Scientifico?Quando?Se qualcuno lo sa può postarlo?
RispondiEliminaRoberto P.