Il superpagellone di fine andata

Come ogni anno al giro di boa il Carlino chiede un pagellone che racchiuda singoli giudizi sui calciatori dopo metà stagione. Questo è quello pubblicato oggi. Raccomandazione: sono voti dati da me, che vedo le partite casalinghe dietro ad una porta e quelle esterne su internet, rappresentano soprattutto un divertissement. Non prendeteli troppo sul serio, grazie (semmai dite la vostra). In giallo migliore e peggiore.

Scotti 7: che poi è legittimo anche rimpiangere Tonti, giovanissimo titolare nel Teramo secondo in classifica. Epperò San Francesco da Roma è una certezza come la marcia della pace, Totti e la Samorì alla partita (con due rigori parati).

Casadei 7: a proposito di certezze, il guantone forlimpopolese è imperturbabile e ormai longilineo come la statua dell’Artusi all’ingresso del paese. Salvato il Forlì col Tolle torna muto a fare il secondo, ne gioca una sola in tutto il girone e che fa? Il solito: miracoli.

Arrigoni L. 6: neanche i primi sei mesi di Lega Pro ne hanno schiarito il futuro. Giocatore su cui contare o eterno acciaccato? I mezzi ci sono, ora c’è anche papà Daniele nel quadro dirigenziale. Che sia un vantaggio è tutto da vedere.

Catacchini 7: al Forlì manca Pirlo altrimenti potrebbe fare anche lui gli spot simpatici sul canale youtube della società (ah già, non esiste un canale youtube della società). Il terzino destro più forte dopo il big bang si toglie anche lo sfizio di un gol, un assist e il minutaggio più alto tra i giocatori di movimento (1557).

Turi 5: in teoria sarebbe il terzino sinistro titolare, in pratica ondeggia tra panchina e tribuna, gioca titolare sette volte convincendo poco per non dire niente. E’ sul mercato da prima che cominci il mercato.

Jidayi 5: accolto con un boato il giorno della presentazione che neanche Thiago Silva a Parigi, produce un girone di andata da 429 minuti. Meno di Turi, per dire.

Fantini 6,5: capitano in Lega Pro, chi l’avrebbe detto? Il settore giovanile del Forlimpopoli ha prodotto un ragazzone buono e ferocissimo che ha mille difetti tecnici ma i centravanti li sa marcare (tranne quello del Pisa, Arma).

Drudi 6,5: altro cui il biancorosso ha cambiato la vita. Era un centrocampista in serie D tredici mesi fa, a Forlì si è riscoperto prima libero e poi difensore centrale. Scivoloni? Pochissimi.

Guidi 5: l’acquistone dell’ultima ora doveva essere il leader della difesa e invece è finito addirittura in panchina. Maluccio fin dalla seconda a Piacenza, non ha trovato l’intesa con qualche compagno di reparto e alla fine è diventato il bersaglio mobile di chi ce l’ha con Menegatti. Risultato: tilt.

Fantoni 5,5: il concetto è chiarissimo dopo 19 giornate, trattasi di giocatore inadatto alla fase difensiva. A Pisa Vanigli l’ha schierato in mediana come già aveva fatto Rossi. Con più personalità può farcela (alto a destra no?).

Reato 5: esordio da titolare il 1° settembre con la Reggiana. Poi non vede più il campo fino ad Ascoli, metà novembre, espulso dopo neanche mezz’ora di cataclismi. Sul mercato di gennaio il Forlì lo scambierebbe anche con Nanni, per chi se lo ricorda.

Arrigoni T. 6,5: quattordici partite da titolare, a 20 anni è già il centrocampista con più minutaggio (1.066) e il motivo è chiaro. Atteso al rientro a brevissimo.

Casini 5: penalizzato da un infortunio che sembrava niente e invece non passa mai.

Cejas 5: rimpianto a Latina, incompreso a Forlì nonostante fascia e leadership. Si infortuna ad Ascoli rincorrendo Chiricò in un confronto atletico ingeneroso, anche lui è atteso al rientro.

Djuric 5: la delusione più cocente del girone di andata. Atteso come un crac, il ragazzo che a giugno ha salvato il Forlì dal dilettantismo si perde nei meandri di un’identità ancora fragilissima e rifiuta il plausibile ruolo di difensore, preferendo passeggiare platealmente a centrocampo.

Hamlili 7: Menegatti lo inserisce in rosa nell’emergenza post infortunio di Capellini e voilà, ecco un centrocampista moderno perché completo, un professionista serio, uno che avanti così sarà presto in B. Sempre che non insista con le acrobazie, specialità pericolosissima.

Pettarin 5: segnali di risveglio a Pisa. Prima, per diciotto lunghissime partite, l’ex capitano del Tolle aveva le sembianze di un giocatore di madrasso (gioco di carte veneto che fa il pari con briscola o tressette).

Castellani 6: a Renate era un iradiddio, in Romagna comincia senza verve ma è in crescendo e, scommessa, potrebbe essere la sorpresa del girone di ritorno.

Forte 5: due reti ma anche quattro palle gol sciupate che neanche il milanista Blissett. Lui, romano dell’Inter, alla fine decide che è meglio (per tutti) cambiare aria e va alla Lucchese: in rossonero segna all’esordio.

Docente 6,5: tra rossi e infortuni si prende nove giornate di relax, equivalenti circa a un quarto del campionato. Quando c’è spacca: quattro gol e un assist. Però c’è poco. 

Melandri 8: la scorsa estate c’era in viale Roma chi pensava fosse arrivato il momento di disfarsene: ‘In Lega Pro – sentito dire - attaccanti così ce ne sono a bizzeffe’. Il ‘Micio’ adotta un cane e lo chiama Carlitos, smentisce le cassandre con 6 reti alcune delle quali fantastiche (vedi Pisa), entra nella galleria dei quattro-cinque attaccanti più forti nella storia del Forlì e diventa il beniamino del pubblico. Il problema è che l’ha puntato la Spal. 

Rossi 6,5: traghetta la squadra fino alla penultima di andata, quasi sempre in zona salvezza nonostante infortuni, errori arbitrali e soprattutto il vento contrario in viale Roma. Certo, il gioco non è brillante e il condottiero comunica sottovoce. Ma la sua colpa più grave resta quella di aver accettato la conferma, a giugno, in una pizza che l’ha sempre considerato un intruso.

Vanigli ng: comincia vincendo all’Arena Garibaldi di Pisa, da ex capitano del Livorno, davanti a 5.500 spettatori e con un gol da favola del pupillo Melandri. Un po’ troppo per aspettarsi che sia questa la realtà.